Cari amici di Heavy Metal, ecco un ritorno discografico che non ha bisogno di presentazioni. Sono pochi i musicisti che si possono riconoscere anche ad occhi chiusi ed anche tra migliaia d’altre voci. Delle voci piene di carisma che rendono la musica capace di essere ascoltata dovunque. È questo è il caso di Eric Burdon, un artista che per oltre quarant’anni ha conquistato il mondo con la sua voce affascinante, l’infallibile metodo di interpretare il Rock Blues, il talento e l’energia. Il vecchio detto “è il cantante e non la canzone” gli si addice più che a qualsiasi altro. Se qualcuno aveva dei dubbi in merito, ascoltando il suo ultimo album “Soul Of A Man”, 14 brani che contengono una fusione di Rock, Blues, Folk e Gospel, potrà ottenere tutte le risposte che cercava. Questa nuova prova discografica vede Burdon confrontarsi con dei veri classici che hanno fatto la storia della musica Blues. Si passa da brani con delle ritmiche molto lente ma con delle venature molto dure ed energiche come “Forty Days And Forty Nights”, “Never Give Up Blues”, “GTO”, “Forty Four”, “Slow Moving Train”, “Don’t Ever Let Nobody Drag Your Spirit Down” e “I Don’t Mind”, ad altri molto rockeggianti come in “Soul Of A Man”, “Red Cross Store” e “Devil Run”. Senza dimenticare le divagazioni molto Funky ed in alcuni momenti quasi caraibiche di “Kingsize Jones”, “Como Se Llama Mama” e “Feeling Blue” ed i momenti in cui Burdon si avventura nel mondo del Boogie, come in “Circuit Rider”. È lo stesso Burdon ad aver affermato, in una recente intervista, che “Il Blues ha da sempre una sua filosofia. Se la si studia approfonditamente è possibile ritrovare persino degli effetti curativi”. Ed è per questo motivo che ha deciso di raccogliere 14 classici, innaffiargli della sua arte e farli rinascere a nuova vita. Come nel caso di “Red Cross Stone” e “Forty Four”, in cui è riuscito ad espandere le liriche originariamente create da Fred Mc Dowell e Howlin’ Wolf; o come in “Devil Run” in cui alle tematiche originali si sono aggiunti degli elementi riguardanti gli avvenimenti della nostra era. Lo stesso Burdon ha da sempre affermato che “La sua musica ha sempre avuto dei riferimenti agli eventi della storia mondiale”. A scanso si equivoci, è bene rilevare che i cambiamenti che Burdon ha apportato alle canzoni sono state fatte in modo da non alterare il significato originale delle stesse. Burdon ha cercato solamente di rendere omaggio ai grandi maestri che hanno influenzato il suo stile; ma soprattutto di far risorgere la scena musicale di New Orleans, da sempre considerata la culla della musica Blues. Per la produzione di questo capolavoro Eric Burdon si è avvalso della collaborazione di Tony Braunagel (vincitore anche di un Grammy Awards), senza dimenticare i musicisti che lo hanno accompagnato in questa sua fatica discografica: Johhny Lee Schell alla chitarra, Mike Finnigan all’organo, Tony Braunagel alla batteria e James “Hutch” Hutchinson al basso; oltre ai vari ospiti del calibro del chitarrista Carl Carlton, del percussionista Lenny Castro, del pianista John Cleary e del corista/organista Ivan Neville. Ma la presenza di tutti questi strumentisti non deve far dimenticare la grande voce di Burdon che continua, ancor oggi, ad essere l’epicentro della musica Rock e Blues. Questa sua nuova fatica discografica ci mostra un artista ancora pieno di vita e, cosa più importante, affamato di musica. Questo è un disco che si candida, a pieno titolo, ad essere considerato uno dei migliori dischi del 2006. Chi ama la musica con la “M” maiuscola deve averlo nella sua collezione di Cd. Questo è un album consigliato sia a chi è devoto al Blues che a chi, pur non conoscendo le innumerevoli sfaccettature di questo stile, voglia avvicinarvisi. Bentornato Eric!!!!