Musica e Teatro, quello con la “T” maiuscola. Due realtà che si sono sempre fuse in maniera egregia sin dalle loro origini, quando in Grecia i musici accompagnavano le esibizioni delle grandi tragedie con colonne sonore capaci di enfatizzare le emozioni espresse in quei memorabili momenti di enorme cultura. Tale connubio è sopravvissuto fino ad oggi con la rappresentazione delle grandi opere accompagnate dalle orchestre che ne dipingono le arie con leggiadria e maestria, dirette da personaggi di grandissimo calibro.
Spostandosi in ambito musicale, piuttosto che visivo, troviamo diversi esempi di opere rock: “Tommy” degli Who, “The Wall” dei Pink Floyd, “Operation: Mindcrime” dei Queensryche e così via. L’intento è quello di fare in modo che sia la musica a generare le immagini, che siano queste ultime ad accompagnare i suoni e non viceversa come succede di solito.
Venendo allo specifico degli Euthymia, la loro più grande particolarità, almeno agli occhi di chi legge queste pagine, è quella di non incorporare in lineup un chitarrista. Tale strumento è infatti completamente assente dalla proposta musicale della band torinese ed infatti il paragone che viene a galla più di una volta durante l’ascolto di “L’Ultima Illusione” è quello con il supergruppo che portava il nome di Emerson, Lake & Palmer, anche se la voce di Chiara Raggi ed il concept di fondo sono decisamente differenti rispetto a quelli del trio in questione.
La voce narrante di Sax Nicosia si pone da ideale ponte tra la realtà teatrale e quella musicale, fondendole in un’unica suggestione d’insieme, la quale ammalia ed affascina grazie anche alla perizia tecnica dei musicisti ed al timbro vocale di Chiara Raggi, interprete che sa gestire il proprio “strumento” con grande emotività, sottolineando ogni colore con la giusta sfumatura caratteriale. Menzione d’onore va poi alle tastiere di Dario Mecca Aleina ed alla batteria di Alan Brunetta, due musicisti fantasiosi che riescono a trasportare l’ascoltatore lungo tutto il viaggio descritto nell’ingegnoso concept. Discorso a parte lo merita il basso di Simone Bellavia, purtroppo messo in secondo piano da dei suoni che non lo privilegiano più di tanto, ma che comunque si adopera per dare un tocco personale e determinante alla musica contenuta in “L’Ultima Illusione”.
Concludendo la recensione, è impossibile fornire un track-by-track del disco, anche perché si rischia di svelare i dettagli di una storia tutta da scoprire, fatta di intermezzi parlati di grande intensità e di brani che, nonostante siano eseguiti da musicisti capaci e tecnicamente preparatissimi, non scivolano mai nell’autocelebrazione, ma si mettono a disposizione delle canzoni per poter dipingere un quadro complessivo il più esaustivo possibile. Gli Euthymia confermano quindi le piacevolissime sensazioni che avevano già suscitato nel sottoscritto quando li vidi dal vivo al Progressive Rock Night a Torino in compagnia degli Ainur.
Una band da tenere d’occhio per il futuro, che si prospetta radioso e promettente!