Tempo di reunion anche per i Fair Warning una delle più incredibili band di hard rock melodico provenienti dalla Germania ma al tempo stesso anche una delle più sfortunate. I nostri, infatti, nonostante abbiano pubblicato quattro dischi fantastici, costituiti da brani eccezionali e capaci di emozionarmi come non mai, non riuscirono a raggiungere il successo desiderato e fu forse proprio questo il motivo che li spinse a sciogliersi nel 2000 dopo la pubblicazione dell’album “Four” creando, ognuno di loro, nuove band hard rock: Tommy Heart, cantante dell’”avvertimento” formava i Soul Doctor, con i quali ha da poco pubblicato un nuovo album, Andy Malecek andava ad unirsi a tre ex Europe per creare i Last Autumn’s Dream mentre Helge Engelke e il bassista Ule W. Ritgen prendevano parte all’avventura Dreamtide.
Oggi a sei anni di distanza da “Four” i Fair Warning tornano insieme e, ad eccezione di Malacek che contro ogni aspettativa non abbandona la sua nuova band, i quattro tedeschi ci regalano ancora una volta un album al di sopra d’ogni aspettativa, suonato con classe e maestria. Abbandonate quindi per un momento tutte le band messe su in questi anni i nostri tornano a dedicarsi al 100% al loro gruppo madre e registrano “Brother’s keeper” album che raccoglie, come una sorta di macchina del tempo, le varie fasi evolutive del sound dei Fair Warning lungo tutti questi anni di carriera.
Si parte subito alla grande con una doppietta di tutto rispetto e sullo stile dei brani presenti su “Four” esplodono “Don’t keep me waiting” e “Genaration Jedi” pezzi che ci mostrano fin da subito una band in splendida forma, capace ancora di sfornare brani emozionanti e al tempo stesso coinvolgenti e grintosi. Come al solito il fulcro attorno al quale ruota la macchina Fair Warning è rappresentato da Tommy Heart il quale ci propone una prova al microfono pazzesca, dimostrandosi ispiratissimo e dannatamente trascinante. Come se niente fosse i nostri ci sciorinano senza un attimo di tregua brani d’alta classe e veniamo travolti dal mid tempo di “Rainbow eyes” che molto ricorda quella “Man on the moon” presente su “Go, mentre si prosegue sempre con una specie di tributo al passato con le successive “Push me on” e “Wasted time” dove la prima è una brano sparato a mille in pieno stile Fair Warning, mentre la seconda è una delicata semi ballad che assieme alla lenta “All of my love” va a posizionarsi piuttosto in alto nell’elenco di tutti quei lenti che i nostri hanno composto durante il corso di questi anni. Si prosegue ancora con l’aor di “The way, mentre si ha un attimo di calo con la successiva “Once bitten, twice shy” che non riesce a convincermi più di tanto. L’album termina in crescendo e ci troviamo di fronte ad un ottimo brano come “Tell me lies” che fa da preambolo alla ruffiana “Still I believe” dal ritornello molto bonjoviano e che farà sicuramente la felicità di tutti gli amanti della band americana.
La produzione è cristallina e la band è in forma splendida. Tommy Heart continua ad essere il grande singer che è sempre stato e anche gli altri ragazzi svolgono il loro lavoro in maniera egregia. Si sente un po’ la mancanza dei duelli e dei riff incrociati che Engelke e Malecek ci avevano regalato nei precedenti album, ma non si può avere tutto dalla vita. E ora speriamo che oltre al Giappone i Fair Warning facciano un salto anche qui in Italia, l’occasione è davvero ghiotta per farsela scappare.