Bisogna scremare, filtrare, ridurre. A scapito della quantità ed a vantaggio della qualità. Meno etichette, meno band, meno album, meno tracce, meno riffs, meno tutto. Soprattutto in ambiti che già hanno raggiunto un alto livello di saturazione, è necessario evitare di produrre decine e decine di cloni inutili. Solo una più accurata selezione di ciò che viene proposto può risollevare le sorti del nostro metallo e di tutta la musica in genere (nonchè di tutte le altre arti).
Questo pensavo quando ho inserito questo Cd nel lettore. L’ennesimo raw black satanico e feroce, piatto e svenevole.
Ed invece….se c’è ancora un motivo per suonare black nel 2008, sono i Farsot a dimostrarcelo.
La band tedesca, dotata di improponibili pseudonimi, ha dato alla luce un lavoro originale, coinvolgente, originale e davvero ispirato.
Traendo inspirazione più da Freud che da Lucifero, i blackstars teutonici intessono un semi-concept sulla mente umana, fatto di angoscia, disperazione, consapevole dolore. Ma se le liriche restano per noi una questione piuttosto oscura, la musica invece è chiara e diretta. Un black metal carico di idee, di contaminazioni, di spunti.
Il Cd risulta diviso in quattro parti, ognuna intramezzata da un sipario strumentale e spesso decisamente ambient.
Quello che stupisce di questo album risulta proprio la ricercatezza, la sua raffinata costruzione, seppur di black metal si parla.
I riffs pescano dalla tradizione black, ma ogni tanto si lasciano andare a contaminazioni death o thrash. La voce urla richieste di aiuto, carica di desolante frustrazione. Gli intermezzi strumentali spezzano la violenza ma non la tensione, come l’ultimo “Tod-Trauer”, dove un coro angelico fa da preludio all’ultimo brano del cd. Una vera e propia suite black metal, dove in venti minuti vengono tirati fuori tutti i segreti della band, dove si evolve e si supera il concetto di black, dove l’arte è arte, a dispetto della forma. Dove il black, rinnovato in attitudine, tematiche, produzione e sound dimostra che la musica, o un genere musicale, va in stallo magari, ma non muore.