Lo ammetto, mi trovo sempre in una certa difficolta’ a dover recensire dei live, in particolare quelli che hanno come soggetto personaggi del calibro di Frank Marino e dei suoi Mahogany Rush. Parlare di questi artisti storici nasconde sempre l’insidia di dire cose dette mille volte e, quindi, di essere solo ridondante e scontato. Del resto parlare di un musicista che ha influenzato in modo pesante la musica hard blues in generale non è facile, tanto più che è proprio dal vivo che il buon Frank da sempre il meglio di sè. Vero virtuoso della sei corde Frank Marino ha una storia musicale lunga e piena di enormi successi soprattutto a cavallo degli anni settanta dove veniva supportato da gruppi oggi molto più conosciuti, imparate varie lezioni tra cui quella del compianto ed immenso Jimi Hendrix Frank Marino ha, nel corso degli anni maturato uno stile inconfondibile fatto di magici assoli e grandi melodie ritmiche, frutto di un gusto musicale fuori dal comune ed un senso per il ritmo e la musicalità dei brani più unica che rara. Elemento fondamentale della sua musica è certamente il blues, genere che ha un forte legame con il rock e con l’hard rock e Marino è un chitarrista dalle fondamenta blues radicate e sincere. Forte di queste caratteristiche il nostro continua imperterrito la sua carriera di musicista e, nel corso dell’ottobre dello scorso anno, ha dato alle stampe il suo nuovo live.
Come dicevo prima l’aspetto live per i Mahogany Rush (e per il rock tutto in verità) è qualcosa che sublima l’essenza delle stesse canzoni proposte, ogni composizione trova nella sua sede live la vera identità, si coglie l’essenza più profonda di ogni singolo brano scagionato dal limite fisico del disco su cui è stato precedentemente inciso. Durante le esibizioni live Frank Marino è solito omaggiare le sue muse ispiratrici, quindi non è strano che ad aprire questo concerto (tenuto a Montreal, in Canada, sua città natale) sia proprio una cover, fantastica, di Jimi Hendrix, “Voodoo chile” è uno dei brani più conosciuti del chitarrista di Seattle e Marino la omaggia con una versione rallentata che sfora di un bel po’ il muro dei dieci minuti. E’ logico che questi brani danno ad un chitarrista come lui lo spunto per lanciarsi in improvvisazioni dove mostrare tutti i lati della sua variegata personalità artistica, quindi non stupitevi quando vi troverete di fronte ad improvvisazioni jazz o lunghe escursioni blues, magari inframezzate da esperimenti tanto vari quanto inclassificabili.
Il tributo ad Hendrix non finisce con “Voodoo chile” ma continua con “Red House” per poi deviare sui Cream di Eric Clapton, la famosa “Crossroads” è immediatamente riconoscibile, come è ovvio, fin dalle prime note. Oltre a questo aspetto Marino ha, ovviamente, un vasto repertorio personale dal quale attingere, e lo fa andando a pescare negli oltre trenta anni di carriera. Il risultato finale è un concerto molto lungo ma estremamente godibile soprattutto da chi non fa della musica una stanza chiusa, ma un calderone di idee che non ha bisogno di etichette per mostrare la sua immensa versatilità. Frank Marino è un chitarrista fenomenale, in ogni senso e da ogni lato lo si voglia prendere, ascoltare la sua musica è come vedere una mostra d’arte, c’è sempre da scoprire qualche particolare nuovo. Non è un ascolto facile o superficiale quello che vi aspetta ma un viaggio attraverso l’aspetto più bello della musica: l’emozione che essa provoca quando è suonata da questo genere di artisti. Comprate questo live, non ve ne pentirete, parola mia.