Federico Pedichini, in arte Freddy Delirio, è un artista già conosciuto: noto per essere componente dei Death ss e di accompagnare Sylvester nei W.O.G.U.E., ricordiamo e ritroviamo la sua poliedricità negli H.A.R.E.M, dove si occupa prevalentemente di hard rock. “Journey” è una autoproduzione che Delirio ha realizzato nel 1992 e che ha pensato bene di riportare alla luce, arricchendolo con alcune track, tra cui le colonne sonore di the Darkest Night e le ultime tre track del disco . Arricchire Journey con questi pezzi non ha fatto altro che confermare il mio pensiero sull’ artista e sulla sua attività a livello strumentale : Freddy Delirio … o freddo delirio?
Eh già , infelicità della battuta a parte, non ci troviamo solamente davanti all’estro ed alla creatività del compositore, ma soprattutto alla capacità reale, anche se non troppo matura se guardiamo all’epoca di reale produzione, di essere consapevoli dell’ autenticità artistica: grazie alla sua tastiera riesce a dare colore e vibrazione a tutte le track in modo sì freddo e delirante, ma anche tanto affascinante. Azzeccato il riportare suoni ed effetti synth così lontani e “vecchia scuola”, mischiati con linee classiche prog e con una sperimentazione che non va mai oltre il limite o oltre una certa indecenza. Definisco l’arte di Delirio, in particolare per questo lavoro, una sperimentazione bilanciata ed acerba, che riesce a trasmettere suoni tuttavia incantevoli, che rientrano sempre come un boomerang: Delirio “lancia” la provocazione musicale con la sua tastiera ed attraverso la sua genialità ed il suo estro discreto, torna sempre indietro, riuscendo a non provocare mai variazioni inaspettate che possano suscitare impressioni all’ ascolto non troppo positive o “riuscite” o che in qualche modo lo facciano stoppare, producendo quell’effetto nauseante o noioso che in alcuni dischi strumentali ahimè si può trovare. L’atmosfera che si respira in Journey è definita proprio dal suo titolo. Ricordando che comunque tale lavoro era nato tanti anni fa, Journey è qualcosa di selvaggio, che vaga spensierato attraverso sonorità che si mischiano tra il serio di un horror movie ed il faceto come il suono di quei videogiochi in pieno stile anni 90.

Incontra picchi spaziali e minimali , è in continua e progressiva evoluzione senza mai calare in aspettativa. La presenza di brani come Witches’ Sabbath e Dreamland non fa altro che dare più profondità ed angoscia all’abum, trasportandoci nell’ost di “The Darkest Night”; i tre ultimi pezzi, ovvero gli ultimi ad essere inseriti Scarlet, Desire e Starlight, che hanno comunque una certa continuità tra loro, rimandano ad atmosfere anni ‘20, come se ci catapultassimo nella magia e nel fascino di quelle tastiere che così efficacemente accompagnavano i film muti. Il freddo delirio citato, in tal caso è ancora più sentito sia nei suoni che nell’aver ‘osato’ ad incastrare composizioni successive e distaccate.
“Vi voglio mostrare immagini, colori ed emozioni mettendo me stesso nel magico mondo del suono attraverso musica progressiva, rock, classica ed estatica .” Bravo Pedichini, detto e fatto. Missione compiuta a distanza di anni e forse anche così inconsapevolmente compiuta bene e brava anche alla Black Widow per l’ennesima volta di promuovere come sempre prodotti di estrema qualità. Rimettendo alla luce questo album dove le atmosfere space rock , piuttosto che tastiere dai tratti ora malinconici, ora colorati ed allegri, da tratti prog più calcati, da una linea minimal synth, da una certa emotività nostalgica come in Celtic Memory e da tratti più barocchi e romantici, si crea nell’ ascoltatore una sorta di sbalzo indietro nel tempo.

L’ascoltatore si identifica in“Journey”: e’ un boomerang che vaga nello spazio, oppure è un ospite in quella macchina del tempo guidata da Delirio e diretta al 1992, ma che ci riporta nel mondo di oggi, consapevole dell’attualità e della capacità dell’artista di saper coniugare magistralmente strumento, sperimentazione ma soprattutto azzardo indovinato nell’aver saputo legare il passato con il presente (o meglio col futuro), rendendo comunque il tutto omogeneo ed attuale, nonostante le tre aggiunte posticipate alla composizione originaria . Piacevole, accattivante, estatico, non impegnativo ma di estrema qualità: queste sono le caratteristiche che ognuno vorrebbe per il proprio viaggio e queste sono le caratteristiche del “Journey” che ci offre Delirio.

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