Fergie Frederiksen e Tommy Denander: potremmo mai aspettarci qualcosa di mediocre da una simile accoppiata? Se poi si aggiungono i nomi di Ricky Phillips e Jim Peterik in fase di composizione e quelli di Michael Thompson e Steve Porcaro in fase d’esecuzione (sebbene limitatamente a dei brani) le aspettative già grandi impennano necessariamente e rimanere delusi è una condizione veramente ad un passo dall’esaltazione totaleglobale.
Dopo ripetuti ascolti la mia posizione continua però a restare in bilico, perchè se da un lato “Baptism By Fire” si è dimostrato ampiamente solido, realizzato in maniera strepitosa, con dei suoni che definire eccellenti è fin troppo poco, con delle belle composizioni dalle melodie azzeccate e immediate, con un Frederiksen superbo e un Denander sempre impeccabile, dall’altro nel corso del suo svolgimento ha palesato a tratti un’anima troppo fredda, troppo calcolata, compiacendo ma non convincendo del tutto. Prese singolarmente, in altre parole, tutte le tracce si rivelano efficaci ed estremamente piacevoli, ed è difficile sceglierne alcune senza rischiare di dimenticarne altre di pari valore, ma nella loro completezza danno l’impressione di essere troppo perfette, troppo quadrate, quasi come se i tre anni d’attesa fossero serviti per smussare quì e levigare là, per ottenere quell’optimum formale che inevitabilmente non può non cozzare con passione e calore ed indurmi a ipotizzare quel passo in più cui accennavo all’inizio.
Inevitabilmente promossi quindi, gli appassionati del genere non se lo facciano assolutamente scappare, ma personalmente c’è del rimpianto, perchè da quei nomi strepitosi non mi aspettavo certo qualcosa che mi lasciasse dubbioso. Forse col tempo…