Il Frontiers Rock Festival si appresta a diventare l’evento live più atteso dell’anno. Heavy-metal.it non poteva perdere l’occasione di presentare ai suoi lettori questo importante appuntamento. Mario De Riso, responsabile marketing della prestigiosa Frontiers Records, ci svela tutti i segreti della prima edizione del festival!
Benvenuto su Heavy-metal.it! Prima di iniziare a parlare del festival facciamo un passo indietro: credo, più o meno nel 1996, la Frontiers Records cominciava a comparire nei magazine specializzati italiani. Che ricordi hai di quel periodo?
Ho iniziato a lavorare per la Frontiers l’1 marzo 1998, anche se durante il 1997 avevo già iniziato a collaborare informalmente con Serafino (Serafino Perugino, presidente e amministratore delegato della Frontiers, ndPerf), il quale fu anche così carino da portarmi come suo ospite al GODS Festival a Wigan (il Gods Of Rock Festival di Wigan – UK, ndPerf) nel novembre di quell’anno. Si può dire che quello fu il mio “battesimo” nella scena e ho dei ricordi incredibili di quei giorni. Immaginate un appassionato che da più di 15 anni letteralmente mangiava, beveva e respirava Hard Rock Melodico proiettato per la prima volta dietro le quinte di quello che era un evento “mitico”. I primi mesi del ‘98 furono molto duri perché mettere su una label letteralmente da un giorno all’altro non fu cosa semplice ed entrambi non avevamo nessuna esperienza in materia. Rimanevamo in ufficio spesso fino alle 10:00 di sera a scrivere mail e fax insieme. Nacque in quel periodo il cosiddetto “bob a due”: io a scrivere al computer e Serafino seduto dietro di me a suggerire come doveva essere la mail. Insomma sono bei ricordi, l’entusiasmo era vero e palpabile e mi sembrava che finalmente la “nostra” musica fosse arrivata nelle mani giuste. Speriamo di aver fatto un lavoro meritorio in questi 16 anni e passa in cui abbiamo pubblicato qualcosa come 700 dischi.
Oggi la Frontiers Records è una realtà apprezzata in tutto il mondo, avresti mai immaginato di raggiungere certi livelli?
Assolutamente no. Non solo, ma continuo a stupirmi per quello che facciamo e che band con cui avrei mai nemmeno sognato di lavorare ci approccino chiedendoci di lavorare insieme. Anni fa credevo che lavorare con Harem Scarem o Jimi Jamison fosse il top assoluto. Ora possiamo dire invece “The sky’s the limit!”
Inizialmente la Frontiers Records era conosciuta per le sue pubblicazioni in ambito AOR e Hard Rock poi avete abbracciato anche altre sonorità come l’Heavy Metal, il Power, il Prog ecc… E’ stato un percorso naturale o un qualcosa che avevate in mente fin dall’inizio?
Molto onestamente cerchiamo di fare quello che ci piace, nei limiti ovviamente di quelle che sono le disponibilità dei budget che possiamo mettere a disposizione sui singoli progetti. A me piace tantissima musica, non solo l’Hard e l’AOR. Sono cresciuto ascoltando tantissimo Prog e il Metal classico, senza dimenticare che sia a me che Serafino piacciono molte band Pop. Credo sia assolutamente normale e naturale che, pur avendo una connotazione “Melodica”, la Frontiers possa e debba guardare prima di tutto alla qualità delle proposte e solo secondariamente al genere musicale.
Ora parliamo invece del festival. In Italia effettivamente manca da anni (si va indietro a qualche “Monsters Of The Rock” fa) un evento per promuovere un certo tipo di musica Hard Rock: è stata questa la molla che vi ha spinto a realizzare un festival di questo tipo oppure è un modo per presentare i grossi nomi del vostro roster?
Naturalmente ci sono entrambi gli aspetti e quello promozionale è della massima importanza. In generale devo dire che nel genere AOR e Melodic Rock la label è tradizionalmente identificata anche nel promoter di concerti (cosa che nasce forse dal fatto che la prima indie europea di AOR/MR è stata la Now & Then che era anche promoter del GODS). Per cui per tantissimi anni ci è stato chiesto a gran voce dai fan di portare a suonare questa o quella band. Premettendo che gestire una label e organizzare un festival sono due mestieri completamente differenti, la molla che ci ha fatto decidere è stata la volontà di dare ai fan ciò che chiedono. Vogliamo che sempre più la Frontiers diventi punto di riferimento assoluto per tutto ciò che riguarda l’entertainment legato al Classic Rock, Hard Rock e AOR e l’elemento concertistico non può essere sottovalutato.
Parliamo degli headliner, Tesla, Stryper e Night Ranger, band importanti che non si vedono spessissimo in Europa e che, a parte i Night Ranger, hanno nuovi lavori da presentare.
Prima di tutto non è vero che i Night Ranger non hanno un nuovo lavoro da presentare, visto che il loro nuovo disco sarà nei negozi a partire dall’inizio di giugno. Per il resto posso dire che gli Stryper hanno pubblicato l’album che – insieme a quello dei Pretty Maids e ai W.E.T.– è stato forse il successo di pubblico e di critica più rilevante del 2013. “No More Hell To Pay” è stato l’ingresso più alto di sempre della band nelle classifiche di Billboard e ha ricevuto critiche eccellenti in tutto il mondo. Per i Tesla cosa dire? Una delle Hard Rock band più consistenti e valide di sempre. Un live show ricco di classici e cuore e sudore a tutto spiano sul palcoscenico. Infine i Night Ranger… tutti quelli che li hanno visti suonare a Milano due anni fa di supporto ai Journey hanno detto che sono stati una sorpresa! E considerando che il povero Jack Blades non poteva quasi camminare quel giorno, meritavano una seconda chance. Ovviamente sia Tesla che Night Ranger non mancheranno di presentare qualche brano nuovo dai dischi in uscita. Direi che si tratta di occasioni da non mancare!
Poi troviamo il ritorno dei Winger, gli storici Danger Danger, che non ricordo a memoria d’uomo siano mai venuti in Italia, gli Hardline del talentuoso cantante Johnny Gioeli e i veterani Pretty Maids, forse il gruppo più heavy del bill.
Sì: i co-headliner sono Hardline, Pretty Maids e Winger. Tre band che potevano tranquillamente anche essere headliner e in effetti lo sono a tutti gli effetti insieme a Tesla, Stryper e Night Ranger. Anche qui Pretty Maids e Winger hanno dischi nuovi in promozione, mentre Hardline è un piccolo regalo che abbiamo voluto fare ai fan, così come i Danger Danger, che sono state una delle band più richieste in assoluto.
Scorrendo le altre band nella scaletta ci sono nuove realtà alla prima mondiale assoluta. Ti va di introdurle ai nostri lettori?
Con moltissimo piacere. Gli State Of Salazar sono una band svedese di Malmo che esordirà ad agosto con un disco favoloso “All the Way”. Un vero must per i fan di Toto e Work Of Art. AOR allo stato puro con melodie e playing di assoluto valore. Gli Adrenaline Rush sono un’altra band svedese con la splendida Tave Wanning che calamiterà facilmente gli occhi di tutti i maschietti presenti in sala. Musicalmente sono diversi dagli State Of Salazar. Pensa ai Motley Crue di “Dr. Feelgood” o i Whitesnake di fine anni 80 mescolati all’hard scandinavo di Treat e Dalton (guarda caso da poco riuniti e presenti anche loro al festival – una band “minore” che ho sempre adorato!). È una band dal potenziale davvero straordinario. Infine Moon Land… Lenna Kuurmaa è una stella della TV nel suo paese (l’Estonia) e ha iniziato la carriera come singer nel quartetto tutto femminile Vanilla Ninja. Ha accettato l’idea di tornare a fare del rock con un progetto solista prodotto qui in Italia da Alessandro Del Vecchio. Il risultato è un clamoroso album di AOR molto solido che ricorda molto da vicino il debut album di Issa (anche lei presente al festival).
Saranno presenti degli stand particolari con gadget, dischi o altro?
Si, ci sarà un nostro stand dove venderemo cd e merchandise del festival e delle band che partecipano. Inoltre ci saranno gli stand degli sponsor del festival (Classix ed EMP). Ci sarà anche una compilation esclusiva che verrà venduta solo al festival, dove ci saranno diversi brani rari ed interessanti, particolarmente per quelle band che non hanno ancora pubblicato nulla al momento dello show.
Parlami dei VIP ticket, penso offrano buone soluzioni, specie per chi non è della zona, ma non credi siano un azzardo, visti i tempi che corrono?
Non credo sia un azzardo, tanto è vero che in percentuale stiamo vendendo più velocemente i VIP ticket che non gli abbonamenti normali.
Come dobbiamo vedere il Frontiers Rock Festival? Un unicum o un futuro appuntamento fisso in grado di rivaleggiare con grandi festival stranieri come lo Sweden Rock Fest?
Lo Sweden Rock credo faccia più 15,000 spettatori al giorno per quasi una settimana di durata. È un happening incredibile. Arrivare a quei livelli sarà quasi impossibile anche perché noi siamo e vogliamo (almeno per ora) rimanere vincolati al concetto di portare a suonare le NOSTRE band. Rimane comunque che – a patto ovviamente di non perderci quattrini – questo evento deve essere destinato a ripetersi a cadenza almeno annuale. Ma questo lo decideranno gli appassionati alla fine. Se accorrerete in massa, state tranquilli che faremo bis, tris e quater!!
In genere in Italia per fare il pienone ai festival, al contrario del resto d’Europa, ci vogliono sempre i soliti nomi (Iron Maiden, Metallica, ecc…). Pensi che un festival come questo possa invertire questa tendenza?
Non sono in condizione di dirlo. I Festival sono sempre legati a nomi di richiamo. Il punto di vista di un promoter non è quello di una etichetta. A prescindere dal genere musicale, al promoter interessa quanti hit la band può offrire in uno show e alla gente piace ascoltare in concerto brani a loro noti. E se così è, come sembra, dobbiamo farcene tutti una ragione e comportarci di conseguenza.
Ritornando a parlare della Frontiers Records, come detto in apertura, ormai siete una delle migliori realtà mondiali per un certo genere. C’è stato, in tempi recenti, qualche gruppo importante che hai inseguito ma che non sei riuscito a portare sotto l’ala della tua etichetta?
Ci sono sicuramente degli artisti che abbiamo inseguito, ma non è detto che in futuro non ci sia la possibilità di lavorare insieme. Come dicevo prima “the sky’s the limit” quindi chi vivrà vedrà!
Se fantasticamente avessi potuto mettere sotto contratto un nome del passato (tralasciando il discorso puramente economico) quale sarebbe il primo nome che ti viene in mente?
Sognare per sognare direi Led Zeppelin o i Deep Purple di “Burn” o i Genesis di “Selling England”… Può bastare?
Parlami della situazione discografica in generale. Ormai con internet tutto è (illegalmente) alla portata di tutti. Come pensi che si evolverà la cosa, ci ritroveremo solo con musica in formato digitale?
Non credo proprio. Uno dei motivi per i quali le etichette rock e metal stanno sopravvivendo in maniera (relativamente) migliore rispetto a quelle di altri generi è da ricercarsi nel fatto che le vendite del fisico sono ancora più o meno solide. Più che altro c’è da guardare con interesse alla rivoluzione copernicana iniziata con Spotify, Deezer e tutti i sistemi di streaming a pagamento. Questo sta facendo diminuire l’impatto della pirateria e mi sembra una maniera decorosa di compromettere l’accessibilità con il ritorno economico. Sono molto convinto che sia ancora troppo basso il ritorno, ma ho fiducia che nel tempo la gente accetterà di spendere un pochino di più pur di mantenere l’accesso a questi enormi database musicali. In pochi anni gli stereo nelle auto offriranno questo servizio e la rivoluzione sarà compiuta. C’è da essere una volta tanto leggermente ottimisti.
Grazie per l’intervista. A te l’ultima parola per i nostri lettori.
Venite tutti a divertirvi. Per me e il team saranno giorni di lavoro febbrile, ma saranno ripagati appieno solo se riusciremo a riempire il Live Club! Per tutte le info visitate www.frontiersrockfestival.com.
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