Lavoro molto particolare questo nuovo del maestro Gabriele Bellini, tutto incentrato sul tema dell’evoluzione. Il tema viene rappresentato egregiamente, partendo da un inizio molto ingarbugliato The Jump Off che potrebbe rappresentare il Big Bang per arrivare con Harmonicus a una fine molto riflessiva che suscita una sorta di attesa per quello che potrà succedere. Tutto il lavoro è strutturato come una grandissima colonna sonora in cui si alternano un’alienazione di suoni a metà strada tra il Sherinian e il Satriani più sperimentale di Engine Of Creations. Pur se tutti i brani sono stati scritti da un chitarrista Evolution riunisce in sè numerosissimi generi alternando quasi aleatoriamente strutture prevalentemente Guitar Oriented a strutture più Heavy e distorte a variazioni New Age e cinematrografiche tutto condito in buona dose da massicce architetture elettroniche, che non gustano mai.
Evolution non è un facilmente assimilabile, così come non lo sono i lavori di Sherinian e non lo è stato EOC di Satriani, album quest’ultimo che divise i fan di Joe, lasciando l’ascoltatore, al termine dell’oltre ora di musica, completamente ubriaco di cambi di tempo, di stili, soli, riff e quant’altro il maestro abbia voluto esprimere nella sua musica. Questa ubriacatura può rendere pertanto difficile per taluni decidere se il lavoro sia piaciuto o meno, non c’è un’unica direzione, cosa che non è assolutamente un difetto ma per qualcuno potrebbe esserlo.
I quindici brani sono da ascoltare ripetutamente svariate volte, non vanno ascoltati in maniera distratta e superficiali per essere compresi appieno, almeno dall’ascoltatore medio. La musica di Bellini necessita di assere ascoltata da persone che abbiano intenzione di seguirne tutte le variazioni sul tema senza pregiudizi di sorta. Un album per un pubblico ristretto, ma dalle ampie vedute musicali.