Capita spesso che quando un gruppo comincia a diventare notevolmente conosciuto, cominciano i dissidi interni sulla direzione da intraprendere, le scelte stilistiche e i brani che devono andare a finire sul nuovo album.
Succede così che qualcuno abbandona, volontariamente o meno, il gruppo. E’ successo così che negli Helloween di Kai Hansen se ne andasse proprio colui che più di tutti aveva contribuito a portare il gruppo al successo, vendendo parecchie migliaia di album, in un periodo in cui non è che se ne vendessero tantissimi e le etichette badavano moltissimo a puntare sulla qualità.
La notizia della fuoriuscita di Hansen portò numerosi squilibri all’interno degli Helloween, ma ciò in tutta onestà ha portato alla creazione di due entità distinte di notevole spessore in ambito metal, particolarmente in quello Power.
Dalla scissione nacquero i Gamma Ray, il cui primo album, questo Heading For Tomorrow uscì sotto “monicker” Kai Hansen, una sorta di progetto solista.
Ma al buon Kai i progetti solisti non è che dicano tanto, e nonostante le pressanti imposizioni della casa discografica decise che gli album sarebbero stati di un gruppo vero e proprio, e per fortuna!
Dal 1990 il “Raggio Gamma”, e Kai Hansen particolarmente, ha influenzato un oceano di ragazzini, tanto che ad oggi non si contano più i gruppi power.
Heading For Tomorrow segna , insieme ai due successori Sigh No More e Insanity And Genius, una sorta di ricerca verso un proprio modo di suonare Heavy Metal che si concretizzerà con Land Of The Free.
Come in tutti gli album del folletto tedesco l’influenza priestiana è quantomai fondamentale, supportata dal grandissimo e fondamentale cantato dell’halfordiano Ralf Scheepers, che lascerà i Rays nel tentativo di entrare proprio nei Judas Priest per l’abbandono dello storico “singer” Rob Halford; cosa in cui però non riuscirà, foindando in seguito i Primal Fear.
I brani presenti nel disco sono molto diretti ed essenziali; chitarre rapide ed affilate la fanno da padrona. Questo non inficia però il senso della melodia, che è un fattore fondamentale secondo me, con qualche minimo inserimento di tastiere. Fanno da contraltare ai suoni rocciosi grandi cori supportati da una evidente influenza queeniana, di sicuro gusto e valore. E’ abbastanza ragionevole pensare comunque ad una sorta di continuazione della musica che scriveva per gli Helloween, ed infatti molti dei brani sono quelli che Hansen aveva in mente per il successivo disco con le zucche tedesche, rimaneggiati e corretti senza l’influenza dei suoi ex soci certo , ma pur sempre scritti in quell’ottica.
Tutto l’album è un alternarsi di grandi pezzi, con tematiche che si rifanno anche a vicende riguardanti la separazione dal suo precedente gruppo. Tra tutti mi preme segnalare la veloce e grintosa “Lust For Life”, l’allegra “Heaven Can Wait”, la meravigliosa “Space Eater” con un insuperabile Scheepers, la pazzoide “Money”, la dolcissima “The Silence” (l’unica vera ballad di sempre del gruppo tedesco), la potente e dinamica “Hold Your Ground”, la rockeggiante “Free Time”.
Ma la vera essenza dell’album risiede tutta nella lunghissima, impegnativa e regale “Heading For Tomorrow” in cui viene fuso il genio e la sregoletezza di Hansen. Da brividi il lunghissimo intermezzo solistico di Hansen, fortemente pink-floydiano, mai più eguagliato in nessun suo altro album.
Conclude l’album la “tritaossa” “Look At Yourself, in cui si fa quasi un abuso di cori e coretti.
Da questo album in poi Kai Hansen ha definitivamente messo in chiaro chi è il Re del Power Metal, venedo in seguito richiestissimo come ospite in una (ormai) infinità di album di gruppi ispirati dalla sua musica.
Chiunque ascolti Power Metal dovrebbe possedere quest’album, ma non solo loro.