Geminy, progetto musicale nato nel 2006, con già all’attivo due demo (The Hidden Door – 2006 e The King of Gorm – 2010), giungono alla pubblicazione, via Nadir Music, del loro primo full-lenght, The Prophecy, nel dicembre 2012.
Si tratta di un concept album, 10 tracce, un’ora circa di musica, attraverso le quali Francesco Filippone (autore oltre che voce della storia stessa), ci racconta di un mondo fantasy, e del regno di Maraween, la cui tranquillità e serenità vengono messe al bando a causa di un sortilegio che colpisce il re Alabar, vittima di un incantesimo che lo conduce alla follia pura. Pazzia che spinge il sovrano a tentare di uccidere addirittura il suo erede, Myor.
E così il giovane Myor, per spezzare questa congiura, parte per un lungo viaggio alla ricerca di un ciondolo magico… Nordic Sea, primo brano dell’album, preceduto dalla perfetta intro d’atmosfera dove ben si sposano le chitarre di Marco Manzani e Alessio Pucciano e le tastiere di Ivano Lavezzini, ci narra di tempeste, avversità e difficoltà che il futuro sovrano incontra durante il viaggio, con al suo fianco un fedele servo e forte delle parole di supporto della madre. La calda voce di Filippone, accompagnata dalle già citate tastiere, ci prende per mano lungo la traversata verso le blessed isles, luogo dove il famigerato ciondolo viene custodito.
Dopo un breve intermezzo, epica e solenne suona Escape, così come le parole della madre di Myor, che trasmettono forza e coraggio al giovane figlio. Azzeccatissimo il ritornello, forte e d’impatto, in stile hard rock, con tanto di assolo finale che diventa quasi acustico..
Suoni che si avvicinano al power in Trinity Necklace, seguita da Abyss, che segna la svolta decisiva della storia e spezza un pò lo stile dell’album. Dopo aver rischiato di perdersi definitivamente nelle acque dell’oceano, quasi inghiottito dalla forza impietosa del mare, l’erede al trono riesce a portarsi in salvo, ed a sfuggire alla cattiveria del Dio del Mare. Le chitarre suonano eleganti in questo brano, senza ombra di dubbio definibile una power ballad.
Empty Streets suona più graffiante e ben ci introduce alla track seguente, Mind Control, dove ogni membro della band ci mette del suo (e sono tutti singolarmente distinguibili), per produrre un suono più spietato, crudele e ostile, per meglio rappresentare l’ira funesta che caratterizza questo momento della storia. Myor, risvegliatosi dopo un lungo sonno, si trova nella dimora del Maestro di Spade…. Amore e odio… Dal suo insegnante impara nuove tecniche di combattimento, per poi ucciderlo.. Il popolo locale, chiaramente adirato, lo costringe alla fuga.
L’inconfondibile voce di Roberto Tiranti apre il brano successivo My Fellow Prisoner. Un’interpretazione da brivido, anche quando si aggiunge la voce di Filipponi. Ritornello a più voci coinvolgente, totale. Da ascoltare.
Ma torniamo al nostro eroe, Myor, che si trova ad affrontare l’ennesima fatica in Temple of Heroes. Cambia lo scenario, cambia l’atmosfera: è di nuovo guerra, ed il sound si fa di conseguenza più grezzo.
Superata anche l’ennesima battaglia, finalmente il giovane sovrano giunge a destinazione… Evil Eye (feat Tommy Talamanca, che ha collaborato per la realizzazione dell’album), attraverso riff di chitarra e atmosfere esaltanti create dalle tastiere, ci narra il lieto fine della storia, il ritrovamento del ciondolo, la coronazione a uomo-divinità del nostro protagonista.
Tutto ciò per sfociare nella title track conclusiva dell’album, The Prophecy, marchio progressive a tutti gli effetti.
“There’s a star, shining bright up above the sky…”
In conclusione, The Prophecy, è un ottimo lavoro. Un all-inclusive fatto di tecnica, bravura, impegno, atmosfere e sound azzeccati. Merita l’ascolto, consigliato vivamente!