…un’altra grande serata ha avuto luogo alla Rock ‘n Roll Arena di Romagnano Sesia, che si sta confermando, evento dopo evento, una delle location più valide e ben gestite di tutto il nord Italia. Il bill della serata, seppur al solito molto eterogeneo, dimostra che gli organizzatori hanno un occhio di riguardo sia per creare l’evento in sè e per sè chiamando sul palco band di indiscutibile fama ed esperienza, sia per dare spazio all’underground, facendo aprire i concerti a gruppi emergenti. E già solo per questo, Chapeau!
Ma andiamo con ordine: Radio Night, Holy Martyr, Rain e le headliner, le Girlschool.
…ma…ma come sarebbe??? E’ ormai il 2012… a me sembra di essere negli anni ’80/’90! E non mi pare di essere venuta qui a bordo di una DeLorean DMC-12 guidata da Marty o da Doc Brown… :-) Il flusso canalizzatore che ha reso possibile viaggiare nel tempo in questo caso è chiamato Radio Night, band di giovanissimi Piedmunteis di Novara, dediti a un hard rock che affonda le proprie radici e si ispira ai mostri sacri del periodo di cui poc’anzi. Mi è capitato molto spesso ultimamente di vedere band emergenti, e devo dire che le più ispirate sono proprio quelle che si danno a questo genere. Chapeau! Aggressivi, ruffiani quanto basta, look ammiccante, il tutto senza essere scontati o copia sbiadita di qualche big del passato. Ottimo gruppo d’apertura, per quanto l’esibizione sia stata terribilmente corta. Arrivederci alla prossima!
Pochi attimi, e il viaggio nel tempo continua! Da una gang di Losangelini tutto pepe, mi ritrovo davanti a una falange di Uruk Hai incazzati neri, in abiti guerreschi e face painting a manetta. Le mie orecchie cominciano ad essere stuprate da un epic metal belligerante, metodico ed energico, il cui fil rouge non tarda a palesarsi: tematiche guerresche, gesta eroiche, in piena aderenza con il sound offerto. Sezione ritmica galoppante, chitarroni tonanti e registro vocale estremamente interessante. Questi ragazzi rendono l’idea di quel che fanno al cient peccient. Ah, per la cronaca, sto parlando degli Holy Martyr, solida realtà Italiana presente nello scenario musicale tricolore da metà degli anni 90, che nonostante fossi appena uscita dal parrucchiere, mi hanno rifatto la messinpiega con la seguente setlist, che riporto qui di seguito con i maggiori dettagli di cui dispongo per facilitarvi i compiti a casa (nel qual caso non fosse chiaro, dovete andare a pizarveli ed ascoltarli):
- Soul Of My Katana (dall’album Invincible)
- Shichinin No Samurai (dall’album Invincible)
- Lakedaimon (dall’album Hellenic Warrior Spirit)
- Takeda Shingen (dall’album Invincible)
- Zatoichi (dall’album Invincible)
- Ave Atque Vale (dall’album Still At War)
- Spartan Phalanx (dall’album Hellenic Warrior Spirit)
Tanta presenza scenica, unitamente a tanta, tanta sostanza. Cazzutissimi.
E’ dunque il turno dei Rain, Bolognesi di origine, che conoscevo già da tempo per via di un videoclip di qualche anno fa in cui aveva fatto da figurante la ragazza di un mio caro amico. Freschi freschi dalla pubblicazione del greatest hits XXX, che non è l’incipit di un annuncio zozzo ma il numero romano che indica i loro anni di attività musicante, i Bulogneiss sanno il fatto loro, hanno la “responsabilità” di suonare appena prima delle headliners, ma credo che soprattutto abbiano a cuore di mettere a segno un ottimo live: detto fatto, missione compiuta. Hard rock dalle ritmiche aggressive e coinvolgenti, linee vocali graffianti, dignitosissimo standing, pur non avendo mai folleggiato per loro, la mia gambetta spontaneamente tiene il ritmo delle songs, e qualche volta mi sorprendo a canticchiare il ritornello appena memorizzato. Qui di seguito, la setlist da loro proposta:
- Rain revolution
- Love in the back Whiskey on the route 666
- Mr. 2 words
- Rain (the cult)
- Bang bus
- Swan tears
- We want rock n roll
- Only for the Rain crew.
Ed eccole lì, le quattro ragazzacce dalla terra d’Albione. Esponenti meritatissime della cosidetta new wave of British heavy metal, le Girlschool, passando attraverso periodi cupi e considerevoli cambiamenti di line-up, calcano i palchi dalla seconda metà degli anni ’70, e sono tuttora fonte di ispirazione e modello per tantissime band al femminile. La loro performance ha inizio, e dopo qualche piccola incertezza iniziale nascosta da grande standing e professionalità (Enid Williams che cristona non poco per questioni di natura tecnica), il cingolato Girlschool si mette in moto alla grande, e spara le seguenti bombe:
- Demolition Boys
- C’mon Let’s Go
- Not For Sale
- Hit & Run
- I Spy
- Never Say Never Again
- Tonight
- Everything’s The Same
- Screaming Blue Murder
- Future Flash
- Kick It Down
- Watch Your Step
- Yeah Right
- Race With The Devil
- Emergency
- Take It All Away
www.youtube.com/watch?v=DZHIy-cvwS4
Stile, tecnica e sicurezza d’esecuzione, tre delle svariate armi di cui sono dotate Enid Williams, Denise Dufort, Kim Mcauliffe e Jackie Chambers, rispettivamente basso/voce, batteria, chitarra/voce, chitarra/cori. Il picco di maggior coinvolgimento e partecipazione della serata si ha con loro, gente che balla, poga, canta, addirittura un personaggio tra il pubblico che sviene ripetutamente, ma credo più che altro con la complicità dell’alcool… . Spontanea e sentita interazione con il pubblico, sia durante che dopo lo show, la performence delle fab four è dunqua riassumibile in un’unica sententia: veni, vidi, vici.
Alla prossima!