Epici, vichinghi e monumentali. Così si impongono subito i Gjallarhorn, gruppo nato dalle menti di Vali (già membro Doomsword) e Fenrir, a cui poi si sono aggiunti Gungnir (altro membro Doomsword) e Nidhoggr, per colmare i vuoti di un progetto registrato sommariamente già anni addietro. In “Nordheim” viene ripercorsa musicalmente l’epopea vichinga, dai 200 anni di gloria durante il loro stanziamento in Europa, alla venuta di Olaf il Santo, il massimo fautore della cristianizzazione delle genti del nord. Musicalmente questo album cerca quindi di trasmettere l’atmosfera densa e febbricitante di eventi decisivi del passato, attraverso un suono fondamentalmente epico ed evocativo. Le fonti di ispirazioni sonora sono molto chiare: partendo dai Doomsword di cui si hanno due membri, passando per i mitici Bathory (di Nordland in questo caso), arrivando ai Borknagar nel cantato, toccando qua e là i Manegarm, per raggiungere infine i Falkenbach per l’andamento ripetitivo e monocorde delle canzoni.
Se l’idea di questo progetto, nato da una passione storica e vichinga prima che musicale, può esser sentita come sincera, non si può far a meno di criticare un’eccessiva “lettura” di codici usati in passato da altre band, qua ricalcate a tal punto da renderne chiara l’individuazione in ogni elemento dell’album. Questa sensazione di uniformità a certi clichè porta con sé anche l’inconveniente di rendere troppo simili fra loro le canzoni, che procedono seguendo un andamento molto statico e per niente vario.
Se questi sono i difetti di tale progetto (nato come “discepolo” Bathory), il pregio maggiore sta invece nell’organicità che tutto l’album presenta, pur essendo concettualmente diviso al suo interno in tre fasi: “Blood Over Asgård”, “Chaos Unleashed” e “Ragnarok”. Tutte le tappe toccate infatti riescono a mantenere sempre alta e imponente l’aura epica evocata attraverso la voce, i riff di chitarra maestosi e un lavoro di sottofondo modellato con suoni di corni, ed altri provenienti direttamente dal folklore delle terre del nord.
“Nordheim” è quindi un album che sicuramente apprezzeranno gli appassionati del genere vichingo, per le tematiche e per la certezza di una musica sempre in linea con i caratteri di questo stile. Per il resto del pubblico, questo lavoro rischia di cadere nella ripetitività e non dimostra elementi che lo rendano più appetibile rispetto ad altri esempi già attivi della scena (vedi i gruppi a cui questi musicisti si ispirano). Nonostante questo “Nordheim” è sempre un ottimo inizio e va lodata almeno la passione e la volontà di riportare alla memoria valori ed episodi del passato.
Le ultime parole sono rivolte all’etichetta: si consiglia di rileggere le presentazioni prima di inviarle, per evitare di far sfigurare i gruppi con errori grossolani e facilmente evitabili.
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