Dopo oltre vent’anni di incredibile carriera, fra Trapeze, Deep Purple, Black Sabbath ed una serie veramente sterminata di collaborazioni, all’inizio degli anni ’90 Glenn Hughes decise di ritornare sulle scene a pieno regime come artista solista, dando finalmente con “Blues” (1992) un successore a quel “Play Me Out”, datato addirittura 1977, che fino ad allora era rimasto, strano ma vero, l’unica uscita discografico a suo nome.
Dopo l’ottimo “From Now On…” e l’incandescente “Burning Japan LIVE”, nel 1995 Glenn, ignorando le iniziali perplessità della casa discografica, decise di registrare finalmente un album che desse libero sfogo al suo talento poliedrico, spaziando fra rock, funk, jazz, pop e soul, tutti i generi cioé che da sempre lo hanno influenzato.
Il risultato finale, nemmeno a dirlo, gli diede ragione: la strepitosa vena funky di Hughes esplode in pezzi come “Redline” e “Push!”, si trasforma in un groove avvolgente e sexy con “Coffe & Vanilla” e “Speak Your Mind”, si mescola al pop per la raffinata e dolcissima “Save Me Tonight (I’ll Be Waiting)” ed ammicca al rock duro con le elettriche “Big Time”, “Livin’ for the Minute” e “Talkin’ to Messiah”.
Se l’amore per il funk anni ’60/’70 e per il maestro Stevie Wonder in particolare già traspare poi dai solchi di “She Loves Your Money”, esso si palesa in chiusura con la appassionata e riuscita rielaborazione del super-funkeggiante classico “Maybe Your Baby”, tratto dal bellissimo LP del 1972 “Talking Book”.
A detta di molti, “Feel” rappresenta non soltanto il migliore album solista di Glenn, ma anche la migliore testimonianza in studio della sua incredibile voce: come non condividere, del resto, tale affermazione, ascoltando gli splendidi intrecci vocali della elegante “Does it Mean That Much to You?”?
Eccellente bassista oltre che cantante, per le registrazioni Hughes si avvalse inoltre di musicisti di primissimo ordine (fra i quali spicca il chitarrista Pat Thrall, insieme a Gary Ferguson già al lavoro con Hughes nel progetto “Hughes/Thrall” del 1982) e di una produzione impeccabile, calda e limpida, in grado di valorizzare al meglio tutte le diverse atmosfere dell’album.
Difficile perciò trovare difetti ad un disco del genere, probabilmente a tutt’oggi il lavoro più riuscito e rappresentativo di questo grande musicista: per tutti gli amanti della Musica con la M maiuscola, per coloro che sanno apprezzare un bel disco indipendentemente dal genere e dalle mode, per coloro che vogliono una grande voce e delle grandi canzoni, o semplicemente per chi desidera avvicinarsi a Glenn “The Voice of Rock” Hughes, “Feel” è davvero un album che non può mancare nella propria collezione.