Glenn Hughes è un personaggio unico. Non raro, proprio unico. Una carriera come la sua è già di per sè invidiabile, ma continuare a creare musica come fa lui dimostra che e’ stato veramente toccato a fondo dalla musa dell’ispirazione. “Soul Mover” è un grande disco, diciamolo subito, non che Hughes ci avesse abituato male in passato, anzi… ma qui siamo di fronte ad un disco diverso rispetto agli ultimi di Glenn, un disco con un’anima rock e con un appeal decisamente tirato. In effetti è questa la novita’ maggiore del disco, il fatto che Hughes abbia scelto una produzione piu’ secca e potente e dei suoni altrettanto dinamici per supportare le canzoni effettivamente piu’ tirate che nel recente passato.
Il disco comincia in modo eccelso con il duo “Soul mover” e, soprattutto, “She moves ghostly” (dal sapore purpleiano periodo “Burn”), due brani simili per energia ma con l’anima diversa, piu’ soul il primo, prevalentemente hard rock il secondo. L’anima in movimento di Hughes è definibile quasi tormentata per come e quanto cambia faccia, la sua voce e’ a tratti ipnotica per quanto ti entra dentro cosi come i riff scelti per accompagnarla, un esempio lampante è “Orion” dall’appeal del tutto particolare, Glenn allucinato canta su una base ritmica semplice ma incisiva cosi come lo è il lavoro alle chitarre di Marsh (vero mattatore dopo Hughes).
Inutile dire che stiamo parlando di un artista storico per l’hard rock, uno che ha prestato ugola e basso ai Deep Purple del Mark III, che ha rivaleggiato con David Coverdale su quei dischi e che è riuscito a crearsi una carriera solista di tutto rispetto nel corso dei lustri che lo hanno visto sempre più protagonista. Molti di questi brani hanno una struttura perfetta per essere eseguiti dal vivo, dimensione che da sempre conferisce a Hughes quella marcia in più che altri non possono avere.
Questo “Soul mover” mi ha preso fin dal primo ascolto, è un disco diretto e prepotente, suonato con classe e cantanto
in modo perfetto, ci sono piccole pecche qui e là ma non starò qui ad elencarle visto che non inficiano per nulla il risultato finale di quello che si candida già da ora ad essere una delle uscite più importati del 2005 appena iniziato. Gli amanti dell’hard rock e i fan di Hughes lo compreranno sicuramente quindi mi rivolgo a quanti non conoscono ancora bene questo artista, questo è il disco adatto per avvicinarsi al pianeta-Hughes, fatelo con cautela e rispetto, scoprirete un pezzo della storia del rock.