In un periodo in cui le classifiche sono dominate da una miriade di gruppi il cui nome e’ una parola al plurale preceduta dall’articolo “The” (gruppi che, diciamolo, io apprezzo) esce il nuovo disco dei Gluecifer, band che da ormai tantissimo tempo ci offre una versione meno edulcorata di quello che suonano i vari “The qualcosaS” senza purtroppo ottenere mai il meritato successo. Ed ho la sensazione che anche questa volta i nostri norvegesi resteranno relegati nel loro status di gruppo cult (sono troppo “puramente” rock’n’roll per entrare in classifica), tuttavia chi li conosce ha ora 36 nuovi minuti abbondanti di energia con cui trastullarsi!
Non temano di rimanere delusi tutti quelli che avevano criticato il precedente “Basement Apes” (che secondo me invece era molto interessante), i ragazzi sono tornati al sound di “Tender is the savage”, per cui aspettatevi una manciata di brani al fulmicotone, una serie di brevi pezzi incendiari e potenti. Sono davvero perfette queste composizioni, delle piccole gemme nel loro genere (nulla di nuovo, certo, solo rock’n’roll aggiornato alla nostra epoca, ma di quello sincero e fatto con passione, vi pare poco ?) !
Se infatti inizialmente non ero pienamente convinto del valore di questo album (“Automatic Thrill” ai primi ascolti cattura di meno del precedente lavoro, inoltre il confronto con “Tender is the savage” viene spontaneo), e’ tuttavia bastata qualche “passata” e mi sono trovato ad esaltarmi non poco ad ogni singolo pezzo, ad urlare a squarciagola “Here come the pigs! Here come the pigs!” o “I’ve got myself addicted to the automatic thrill, automatic thrill” e a scuotermi violentemente. Ed ho anche la sensazione che la “durata di gradimento” di quest’album sia piu’ lunga rispetto a quella solita dei lavori di questo genere (ecco, il difetto principale di “Basement Apes” era forse che dopo il furore iniziale poi stancava un po’ in fretta).
Vorrei citarvi ora qualche pezzo in particolare, ma quando cerco di selezionare qualcosa mi sembra di fare un torto agli altri brani… Insomma, “Car full of stash” e’ puro rock trascinante, “A call from the other side” e’ un gioiello di melodia, “Put me on a plate” si infila in testa subito, “The good times used to kill me” e’ una chiusura sorniona ed intrigante… basta, adesso la smetto, sappiate solo che non ci sono filler !! Merita poi un plauso anche la produzione, decisamente adatta al sound, pulita e potente ma non cristallina, perfetta per esaltare i pezzi lasciando un certo “grezzume” di fondo che ci sta benissimo.
Beh, la volta scorsa mi sono pentito di aver dato solo un 7 ai Gluecifer, per cui questa volta assegno un bell’ 8 (al limite se mi sbaglio fa media col 7,5 che avrei dovuto dare l’altra volta…). E voi cosa fate ancora qui? I Gluecifer sono orecchiabili e rumorosi, pestano ma sono carichi di autoironia, insomma, se vi piace il sano e vecchio rock’n’roll correte a fare vostro questo disco (e se non vi piace, e’ forse l’occasione per ricredervi…) !

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