Morbido e convincente. Sono questi gli aggettivi che, dopo reiterati ascolti, vengono da attribuire in maniera naturale a ‘Planetarium’, secondo full-length dei pugliesi Godyva.
Il quintetto barese ritorna sulle scene, dopo l’acerbo esordio risalente a due anni fa, con un sound più deciso e brillante che, pur mostrando ancora una certa incostanza qualitativa, riesce a piacere per omogeneità e vivacità. Il tiro dei brani è decisamente incentrato a tessere un tappeto rosso e comodo per la presenza, vocale e non, della singer Lady Godyva che, conscia del suo ruolo, accetta e sfodera una performance tanto centrale quanto di qualità. Il paragone con i Lacuna Coil è tanto ignorante quanto azzeccato se si compara questa band con quella del periodo “colto” di ‘In A Reverie’ e, nella fattispecie, ai passaggi meno ipnotici e più diretti di quest’ultimo. La band tricolore offre, dunque, un prodotto moderno e di presa capace tanto di offrire una quantità di soluzioni variegata quanto di accartocciarsi su di esse per perdere qualità con l’avanzare della tracklist. Se, infatti, nei primi passaggi il mix tra interventi vocali ospiti (ottimo l’intervento di Mike Tarantino dei Natron in ‘Innocent’), calde tastiere ed il giusto compromesso tra flavour sinfonico ed elettronica piace e convince, le stesse soluzioni perdono godibilità e coesione con il passare del tempo. Un neo pesante e decisivo ma non disastroso nell’inficiare un lavoro più maturo del precedente e con un’attenzione all’apporto strumentale che gli rende più serietà.
Un disco semplice ma non per questo di facile concezione, decisamente migliorabile ma mai banale e meritevole di un’opportunità da parte di chiunque mastichi il genere in questione.