Dimenticatevi il suono dei primi lavori dei Graveworm, lasciatevi alle spalle le sinfonie dolci e oniriche di “As The Angels Reach The Beauty”. (N)Utopia è l’album più compatto e massiccio di tutta la discografia del gruppo. Il contatto stilistico più vicino è da ricercare nel precedente lavoro, “Engraved In Black”, dove già la vena black era andata sfumando a favore di una maggior influenza del gothic, ma qua siamo distanti anche da quell’esperienza.
(N)Utopia infatti ci mostra il combo tirolese nella sua veste più uniforme e vigorosa, dove le tastiere non sono più protagoniste come in passato ma servono ora da quinta per uno spettacolo di sola rabbia. Ciononostante questo aspetto attuale non è affatto da disprezzare, anzi i Graveworm sanno dimostrarsi abili anche in questi nuovi panni. Peccato solo che gli elementi che adesso mancano di più siano proprio quelle sfumature atmosferiche che rendevano particolare e unica la loro musica. La caratteristica che più risalta in questo nuovo lavoro, donando cattiveria e tiro ai brani, sembra l’accostarsi a forme più proprie del death metal, soprattutto per quanto riguarda i cambi di tempo, che rendono tutto l’album sempre potente ed energico.
I classici tocchi gotici non sono stati eliminati, ma la particolarità e la ricercatezza di suoni antichi sono state investite da una musica che guarda più all’impatto solido e omogeneo che alla preziosità evocativa. Restano comunque canzoni molto valide, come la quarta “Never Enough” che sa unire positivamente il nuovo procedere serrato delle chitarre con le sinfonie oscure delle tastiere, o l’ultima “MCMXCII”, degna chiusura di tutta l’opera, con il suo connubio fra nostalgia e possanza. L’aspetto romantico dei Graveworm è purtroppo diminuito, ma questo non significa che le canzoni sia strutturate negativamente. Anzi, l’impressione che tutto (N)Utopia lascia è di un lavoro attentamente studiato e calibrato, che riesce ad arrivare a una sintesi musicale perfetta, perdendo però inevitabilmente il vecchio lirismo. Un cenno favorevole lo merita sicuramente la produzione che si mostra davvero ottima, intensa e potente accrescendo ancor più l’energia di tutto l’album.
(N)Utopia è quindi un lavoro più che sufficiente, ma che in parte lascerà delusi coloro che si erano innamorati dei Graveworm storici sognatori del passato.