Dopo aver consegnato alle stampe due album come “Journey To The End Of The Night” e “Light of Day, Day Of Darlness”, molto diversi fra loro, i Green Carnation ci regalano un altro album che si differenzia sostanzialmente dai due precedenti. Parliamone con Tchort, mente del gruppo.

Allora Tchort, innanzitutto grazie della disponibilità. Potresti presentare ai nostri lettori questo tuo nuovo album?
Il nuovo album, “A Blessing in Disguise”, è il nostro terzo disco ed ancora una volta abbiamo cambiato il nostro stile musicale, che ora è più vicino al progressive rock degli anni ’70 piuttosto che al metal o al doom, come eravamo stati definiti in passato.
Questo disco porta una serie di novità per noi, fra le quali “come” l’album viene presentato, cioè in un modo “normale”: 9 canzoni invece di una estremamente lunga o 4 piuttosto lunghe come il nostro primo lavoro.

Ascoltando “A Blessing In Disguise” l’ho trovato abbastanza differente dal precedente “Light of Day, Day Of Darkness”. In che modo è cambiato il tuo approccio di composizione?
Il nostro approccio alla musica è cambiato in ogni album, e non così di punto in bianco, ma seguendo una progressione naturale. Il primo disco l’ho composto insieme a X Botteri, il secondo l’ho scritto da solo, mentre per il nuovo album gli autori sono tre. Ciascuno ha un background musicale differente, quindi è naturale che alla fine il disco suoni diverso da quello che ho scritto io per intero, o da quello composto insieme a X Botteri, che ora non è più nella band.

Perchè non hai adottato la formula passata, ovvero quella di comporre un unico lungo brano? Forse perchè risultava poco digeribile agli ascoltatori?
Ci piace provare cose nuove: il primo album erano 72 minuti divisi in 4 canzoni, poi è stata la volta dell’unica canzone di 60 minuti. A quel punto mi sono reso conto che le sperimentazioni con i brani lunghi erano già state affrontate a sufficienza, e ho deciso di fare qualcosa che con i Green Carnation non avevo mai fatto prima: un album “regolare”.

Personalmente trovo che questo tuo nuovo album sia più ricco di influenze, come ad esempio il prog rock settantiano, l’heavy metal più classico passando per il rock psichedelico ma allontanandosi leggermente dalla base doom del vecchio disco. Cosa ti ha spinto a questo cammino?

Beh, come ho detto, è stata una progressione naturale e ci piace provare qualcosa di nuovo in ogni album. Non avevo mai suonato doom prima del debutto dei Green Carnation, non avevo mai suonato metal complesso, epico ed orchestrale prima di cimentarmi nel secondo album, e non avevo mai suonato progressive rock anni ’70 prima d’ora.
Con i Green Carnation possiamo cambiare in ogni momento e sperimentare cose nuove ed interessanti per noi come per i fan.

Quali sono oggi le tue principali influenze in ambito musicale?
Io ascolto principalmente musica estrema, quindi non posso dire che prendo ispirazione dalla musica che ascolto per i Green Carnation: la prendo piuttosto dalla vita reale, dalle cose tristi, da quelle piacevoli, dal mio bambino, da sogni e fantasie, ma anche dal bisogno di sperimentare sempre qualcosa di nuovo per mantenere vivo il mio interesse per la musica.

Cosa ti spinse a formare i Green Carnation la prima volta e cosa ti ha spinto a riformarli una seconda volta nel 2001?
In entrambi i casi il motivo è stato lo stesso: eravamo un gruppo di amici che amavano la musica e volevano fare un album insieme. Quando la band fu formata la prima volta, nel 1990, stavamo imparando a suonare e ci siamo sciolti subito dopo il nostro primo demo. Nel 1999 poi ci siamo riformati e finalmente, 10 anni dopo, abbiamo raggiunto l’obiettivo che ci eravamo prefissi fin da giovani, registrare un album insieme: “Journey to the end of the Night”, pubblicato nel 2000.

Quello in copertina è tuo figlio vero? A giudicare dal percorso stilistico dei tuoi dischi, tuo figlio ha rivoluzionato il tuo modo di comporre trasportandoti sempre di più verso territori meno malinconici ed angosciosi e soprattutto ricchi di speranza, non è così?
Si, è mio figlio Damien Aleksander. E’ vero che non mi ispira a scrivere musica triste o malinconica, dato che riesce a portare moltissima gioia e felicità nella mia vita… Tuttavia, stare con lui mi ricorda la mia figlia che è morta. Mi fa pensare a come lei avrebbe potuto essere oggi, e a come sarebbero potute andare le cose se lei non fosse scomparsa, e così via.
Quindi non c’è felicità incondizionata, se capisci cosa intendo. E credo che ciò venga rispecchiato anche nella mia musica, questa sorta di contrasto fra sentimenti diversi.

C’è una canzone in particolare che preferisci, magari perchè legata a qualche ricordo o emozione particolare?
“The Boy in the Attic”

Come riesci a portare avanti così tanti (e soprattutto stilisticamente diversi) progetti musicali?
Il motivo credo sia semplicemente che sono così diversi l’uno dall’altro da interessare una parte differente della mia personalità. Oltretutto non è che proviamo tre volte la settimana con ciascuna band… Per esempio con i Green Carnation non proviamo dal settembre 2002: nel frattempo abbiamo anche registrato un nuovo album, ma niente prove. Stessa cosa con i Blood Red Throne e i Carpathian Forest. Proviamo solo 1-2 giorni prima di un concerto o di un tour e fra una volta e l’altra possono anche passare 6 mesi…
Perciò, anche se ho tanti progetti, non è che passo 24 ore su 24 ad occuparmene.

Il monicker “Green Carnation” porta a pensare ad Oscar Wild.. Supposizione esatta?
Hahaha, in tutta onestà non credo che, quando avevamo 16 anni e abbiamo scelto il nome, sapessimo nemmeno chi fosse Oscar Wilde! E’ una lunga storia il come abbiamo scelto quel nome, ma decisamente non ha niente a che vedere con Oscar Wilde, le sue opere o qualsiasi riflessione filosofica.

Ora una domanda un po’ monotona ma al passo coi tempi: cosa ne pensi di internet, degli mp3 e del fenomeno peer 2 peer?
Personalmente uso molto internet, ma la uso soprattutto per lavoro o per chattare, evitando di scaricare mp3 dato che lo vedo come un danno per le band. Un sacco dei nuovi contratti discografici che vengono offerti alle band prevedono lo stanziamento di un determinato budget a seconda delle vendite raggiunte in precedenza. Così, se una band vende 10.000 copie, riceverà 8.000 Euro per la registrazione del disco successivo, se ne vende da 6.000 a 9.999 riceveranno 5.000 euro, e via dicendo.
Perciò, SE lo scaricamento di mp3 ha un effetto negativo sulle vendite perchè chi ha gli mp3 non va poi a comprare l’album, questo sarà un grosso problema per la band, poichè essa riceverà meno soldi per la registrazione, avranno una produzione scadente, alla gente non piacerà, lo compreranno in meno, eccetera. E’ un circolo vizioso, e penso che stia a ciascuno decidere come vuole che la situazione diventi. Vuoi uscire ed andare a comprare l’album dopo che hai sentito gli mp3 e ti sono piaciuti, oppure ti accontenti dei file scaricati e di essere percio’ una parte del gigantesco “dildo” di ferro che la band si piglia in culo?

Ero presente a Wacken, l’ultimo giorno, durante la vostra esibizione a tarda sera. Per me fu davvero emozionante. Cosa ricordi del vostro show in particolare e, in generale, di Wacken?
Ricordo che l’atmosfera nella band era splendida ed abbiamo fatto un ottimo show, che merita di essere ricordato nonostante avessimo avuto dei problemi tecnici con uno dei samplers e con le tastiere. E’ stato veramente un bel concerto per noi.

Beh grazie ancora della disponibilità, concludi dicendo qualsiasi cosa ti venga in mente!
Visitate il nostro sito www.green-carnation.tk per news ed aggiornamenti, il vostro negozio di musica di fiducia per il nostro nuovo album, e spero di incontrare presto “on the road” tutti voi ragazzi e ragazze!

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