Provenienti dagli Stati Uniti d’America, per la precisione dal Nord Dakota e on the road da circa un anno, i Grimmstine, con in testa Steve Grimmet (Lionsheart), con il proprio album omonimo, esordiscono sul mercato discografico. Musicalmente lo stile dei Grimmstine è rinconducibile ad un quanto mai classico heavy metal sulla scia di formazioni più che note come i Saxon o i Samson, anche se sono riscontrabili anche diverse tracce di un hard rock particolarmente melodico, ma sempre incisivo e possene. Senza effettuare troppi giri di parole, “Grimmstine” è un disco che eccelle da ogni punto di vista, con una produzione impeccabile e suonato in modo assolutamente magnifico, con capacità di porre in evidenza tutte le qualità della band, che in ogni pezzo mette in luce uno straordinario gusto verso sonorità accattivanti e coinvolgenti. Analizzando il disco approfonditamente, lo start è affidato a “Memory”, strumentale di breve durata particolarmente affacinante e raffinato, “911” a successivamente, si districa tra riff taglienti ed atmosfere pungenti, assestandosi su ritmi penetranti che rimarcano le buone doti tecniche e compositive della band, “Supernatural” vede i Grimmstine indurire in modo marcato il proprio sound, basando quasi tutto il brano sul pregevole contributo del basso e della batteria, discorso identico per “Got Nothing But Time” dove la formazione statunitense parte lentamente, per poi passare in modo armonico verso un’esecuzione più veloce, in “To Catch a Killer” invece, viene recuperato uno stile più datato, ma sempre molto efficace. Con “You’ll Never Know” è l’intensità a fare da padrona, in un brano avvolto da una struggente musicalità e da fraseggi idilliaci, “It’s Over” è un esempio di grande tecnica, “Prisoner” è un palpabile tributo ai Black Sabbath della “Dio Era”, “You Give Me Love” è una splendida poesia corredata da musica estatica, mentre in “Straight As an Arrow” sono palesi alcune sfumature dei Savatage. Nella parte conclusiva dell’album, “Til They Take My Wings” piace per il proprio stile variegato ed evidenzia ancora una volta la componente passionale ben presente nella band, mentre “Take This Air” fonde le varie dimensioni della musica dei Grimmstine, che in “Afraid of the Dark” e “This Don’t Look Like Love to Me” rimarca la propria cura minuziosa degli arrangiamenti. La conclusica “To Sing a Lullabye (Immy’s Song)”, contiene tutte le peculiarità della band e riassume nel complesso i migliori momenti di un disco assolutamente consigliato ai fan di questo settore.