Forti di un nome già alquanto noto all’interno della “scena”, i Grimness 69 giungono al primo full-lenght con il giusto carico di rabbia e spregiudicatezza richiesto ad un gruppo grind. E’ così che, senza spostarsi di molto rispetto al percorso sin ora segnato, ‘Grimness Avenue 69’ viene ad essere il saggio di ironicità, aggressività e sfrontatezza sonora atteso dal terzetto tricolore.
Un disco, seppur leggermente acerbo, già competitivo a livelli continentali. Diciassette brani per circa trenta minuti di furia musicale sparati, sì istintivamente, ma con la mediazione di un invidiabile controllo neuronale. Le influenze, palesi e mai nascoste, sono quelle di band come Anal Cunt ed, anche e soprattutto, Cripple Bastards. Le tematiche proposte sono grossomodo riprese dall’EP ‘Promo 2005′ e sempre trattate con un piglio continuativo, che non esula dalla proposizione del colpo che non ti aspetti. E’ così che, con cognizione e dinamicità, i nostri non si fermano al solido e tradizionale tappeto formato riff assassini, attimi di follia, ritmiche vertiginose ed un approccio vocale che passa in rassegna l’intero armamentario del singer estremo; qui si va oltre tentando di dare pepe al prodotto tramite insospettabili e gradevoli rallentamenti. I ragazzi ragionano, rompono le righe, gestiscono con “eleganza” una serie di momenti dalla suggestiva cadenza compassata che culminano con la particolarissima “Doomsday Carillon”. Un brano lungo, degenere nel suo avvicinarsi a temi death-doom, che segnala un piacevole spiraglio per il futuro in un disco, anche nei suoi aspetti base, piacevole e ben concepito. Difetti? Un tangibile calo di prestazione, e idee, che incorre in fondo alla tracklist (questione di maturità) ed ad una produzione piena, godibile, ma ancora migliorabile in certi suoni. Una gradevole conferma, in attesa del vero botto di consacrazione.