Un ottimo inizio d’anno per gli svedesi Hammerfall.
No Sacrifice, No Victory è un album musicalmente più maturo dei precedenti, nel quale ogni canzone è dotata della propria personalità. Davvero piacevole sin dal primo ascolto, agli amanti del metallo epico, poco pesante e non cattivo, piacerà in toto.
Non si punta tanto al power veloce fine a se stesso, quanto ad una musica cadenzata e corale. Un’epica di gesta cantate al caldo con un buon boccalone di birra, che rimanda ad epoche lontane ma lascia alla storia sangue, dolore, e l’ardua impresa di rimanere in vita, portandoci soltanto un’atmosfera di gloria, audacia e valoroso spirito di cavalleria.
Come al solito andiamo con ordine, anche se la mia preferita One Of A Kind rimane in fondo all’album, a ridosso della simpatica e riuscitissima cover di My Sharona.
L’album non parte ai massimi livelli ma Any Means Necessary ha abbastanza verve da farci entrare in clima Hammerfall. Assieme con Life Is Now e Punish And Enslave, forma un tris di mid-tempo, molto corali la prima e la terza. Life Is Now è un inno direi un po’ adolescenziale e leggero, in cui Joacim tenta degli acuti abbastanza arditi e ci ricorda con insistenza che la sua vita non segue le mode (“My life is not a fashion”), è fatta di passione e se la vive come vuole lui.
Dopo l’orecchiabile e grintosa Punish And Enslave si va in crescendo d’aggressività con il quarto brano, Legion, dotato di un’introduzione minacciosa e oscura. Il ritmo accelera parecchio, la pesantezza aumenta, e il brano è uno dei più belli anche grazie agli assoli di chitarra: il nuovo compagnone Pontus Norgren, oltre ad inserirsi bene come stazza e presenza, sfoggia splendida perizia sulle corde.
Proprio a metà disco il crescendo di tempi si interrompe per lasciare spazio ad un’eccellente ballata: Between Two Worlds, spezza il fiero tono battagliero e dimostra il buon timbro di Joachim, che emoziona anche nei lenti. Non ci si può fermare troppo a lungo però…. L’epica celebrazione del concetto di guerriero (impersonato in copertina sempre da Hector, mascot degli Hammerfall), ritorna con Hallowed Be My Name: sia santificato il mio nome, curiosa variante di un tema ben noto ai Maideniani. Ritornello cadenzato e orecchiabile, Hallowed Be My Name è perfetta per lo spirito del disco; tuttavia per me il punto musicalmente più alto viene raggiunto con Something For The Ages, un brano interamente strumentale. Qui si viaggia verso terre fantastiche, verso magici orizzonti di un mondo migliore, si scoglie la briglia della razionalità e si liberano i sogni, i colori sono quelli di un tramonto di fuoco su un mare popolato di strane creature….
Eccoci arrivati alla title track No Sacrifice, No Victory: un vero e proprio motto che gli Hammerfall vogliono trasmettere ai loro fan, un po’ come fanno in Life Is Now. Questo insegnamento duro, cadenzato, quasi da manifestazione sportiva, in effetti si adatta bene a molte situazioni e ci incoraggia ricordandoci che i successi nella vita bisogna conquistarseli. Siamo così quasi in chiusura con una classica e non particolarmente interessante Bring The Hammer Down, che precede una stupenda One Of A Kind, complesso brano decisamente sopra la media, che alterna parti melodiche a parti veloci, scritto da Oscar Dronjak in collaborazione con lo storico ex Hammerfall e ora In Flames, Jesper Strömblad. Una sapientemente composta One Of A Kind per chiudere la parte epica, poi gran finale allegro con la cover di My Sharona. Una sferzata di energia che piace e non stona, anzi, dimostra che un po’ di metallo può soltanto arricchire una canzone già piacevole!
Tirando le somme, No Sacrifice, No Victory è un tiro messo a segno dagli Hammerfall. Un album maturo e curato in ogni sua parte. Non sconvolge per originalità ma soddisfa. Un po’ troppi mid-tempo forse, ma allo stesso tempo ottima tecnica e spunti interessanti come Something For The Ages, che conferma inoltre il talento di Pontus Norgren e ne sottolinea l’input creativo, vitale per il futuro musicale degli Hammerfall.