Questi Hammers Of Misfortune sono un’altro di quei gruppi che meritano di dovere le mie scuse per averli trascurati in sede di recensione, il disco in esame e’ infatti del 2003 e purtroppo e’ rimasto chiuso nel cassetto per tutto questo tempo. Faccio ammenda pubblica e mi accingo a parlarne adesso, sperando di fare cosa gradita ai fan di Mike Scalzi e del metal suonato senza porsi schemi e limiti.
Eh gia’ questa ultima affermazione e’ la caratteristica base di questo disco, non a caso lo vedrete catalogato semplicemente come “metal” visto che sarebbero state troppo le specifiche da mettere assieme a quello che e’, senza dubbio, il filo conduttore comunque presente per tutto il disco. A questa componente comune si uniscono echi spesso doom, psichedelia e quant’altro che contribuisono al meltin pot di un lavoro che, ad un primo ascolto, appare fin troppo vario rischiando di essere poco concludente. In effetti pero’ non e’ cosi, il disco si fa ascoltare piacevolmente e ad echi pinkfloydiani evidenti su “Raintime” si affiancano riff pesanti e bassi come in “A Room And A Riddle” dove vengono fuori gli ultimi Slough Feg (gruppo di Mike Scalzi e John Cobbett) con il loro modo di interpretare il metal.
Il disco e’ caratterizzato da uno spiccato spirito malinconico, sia nei brani piu’ movimentati che su quelli piu’ riflessivi, “Insect” incarna proprio questo spirito quasi autunnale e decadente, probabilmente il miglior brano del disco completamente immerso nella psichedelia tipica del primo periodo dei Pink Floyd, infatti questo disco potrebbe tranquillamente (per la prima parte) uscire da un “Piper At The Gates Of Down” per esempio, mentre la seconda parte e’ quasi Voivodiana nel suo incedere metallico ma sempre con toni bassi. In effetti questo disco potrebbe piacere non pochi agli amanti del gruppo canadese (con le dovute proporzioni ovviamente), vista la proposta difficilmente catalogabile ed in parte riconducibile ad alcune cose proprie del buon Piggy (RIP) e soci.
Gli Hammers Of Misfortune insomma si fanno notare per un disco maturo e molto poliedrico, un lavoro a tratti oscuro, decadente come dicevo e volutamente “triste”, tutti elementi da vedere in positivo pero’ e forieri di un pugno di canzoni dalla forte personalita’ ed evocativita’. Insomma se volete mettere le mani su qualcosa di diverso dal solito questo lavoro fa per voi, se siete dei defender oltranzisti con mutandoni di pelouches beh, io vi ho avvertiti.