Provengono dalla Svezia e, quasi sconosciuti ed accompagnati da un artwork tra l’orrendo e l’essenziale, riescono ad assestare decisamente un buon colpo. Sono gli Harms Way, dotato terzetto gli ordini della Black Lodge autori di un debutto, anche se non immune da difetti, competitivo e godibile.
Il fulcro centrale del disco è quel modo di suonare stoner che ha ispirato tantissime band e che “ruba” a piene mani da band come Kyuss, Spiritual Beggars e Monster Magnet. In questo ‘Oxytocin’, però, il tutto viene affrontato con una vena creativa debitrice ma ispirata e dotata di un feeling davvero invidiabile. Gli otto brani proposti, infatti, non si limitano a scimmiottare i colleghi più illustri, passando in rassegna il loro repertorio, ma sparano cartucce precise e tempestive pescando da un certo hard rock e da omaggi più o meno celati ai Black Sabbath. Tutto, anche dopo ripetuti ascolti, appare ben ingoblato ed integrato in un lavoro omogeneo che, rispettando la tradizione, non cerca viatici e sfinisce mostrandosi insistente. Gli strumenti sono pesanti e striscianti nel loro incedere che, nella maggioranza degli episodi, riesce a sovrastare delle linee vocali che fanno da prezioso contorno. Un percorso obbligato, insomma, da cui gli Harms Way, per la musica proposta, non possono e non vogliono sfuggire ma che tentano di calcare con furbizia ed intelligenza tracciando orme che hanno un loro perchè. Si giustificano così i guizzi repentini che, di tanto in tanto, intervengono per merito del riffing dinamico ed intelligente di Freddie. Il resto è ridondanza: voluta, cercata, talvolta derivativa ma piacevole da ascoltare per chi questo genere lo mastica con disinvoltura.