Secondo full length per i danesi Hatesphere che, dopo il buon debutto (“Hatesphere”), ci regalano un’altra vera e propria mazzata death/thrash metal. Nove canzoni (inclusa intro) per 30 minuti di musica che attinge dagli At the Gates, dall’intramontabile thrash degli Eighties, dagli Arch Enemy fino ai The Haunted (quelli pesantissimi del primo disco) ed ovviamente dagli immancabili Slayer. Ma anche 30 minuti di musica ben suonata (soprattutto per quanto riguarda batteria e chitarre) e ben prodotta da Tommy Hansen (Helloween, Pretty Maids ….).
Dopo una breve intro comincia il massacro con “Believer”; riffs alla The Haunted, batteria sparata a 100 km/h, vocals ora growling ora pulite e sofferte ed un ottimo guitar solo che ricorda parecchio Amott negli Arch Enemy. Senza alcuna pausa si ricomincia sparati con “Hell is Here” (titolo originale eh?), composta dalla prima parte, molto thrash oriented, da una parte centrale che ricorda parecchio i Dark Tranquillity e da una parte finale che riprende il thrash proposto agli inizi.
Nella seguente “Insanity Arise” è più che mai presente la matrice swedish death grazie al riffing che si accosta facilmente a quello degli At The Gates, all’uso delle vocals e ad uno sporadico uso delle tastiere (mentre ho ascoltato questa canzone mi son subito venuti in mente In Flames e Soilwork). La successiva “Disbeliever” è stata la canzone meno convincente, forse perchè si sposta su territori più atmosferici …. ma non preoccupatevi, perchè “Plague” riporta in alto il livello qualitativo del disco! Forse l’episodio migliore del disco perchè il più diretto (dura solamente 2 minuti), un vero pugno in faccia!
Stupenda anche “Low Life Vendetta” che si apre come un mid tempo (da paura l’intro!) per poi aumentare la velocità e tartassarci con riffs serratissimi e parecchi cambi ti tempo (ottima la prova del singer). Buone anche “Deeper in Deeper” e “Kicking Ahead” in cui troviamo le tastiere (attenzione, non parlo di tastiere invadenti, ma di contorno ed usate raramente!).
Trattasi quindi di un buon disco, magari non il massimo dell’originalità… ma di certo è un disco sincero e diretto (cosa che oggi spesso manca).
Inutile poi negare che questi ragazzi (che hanno un’età media di 21-22 anni) hanno tutte le doti necessarie per migliorarsi ulteriormente. Da tener d’occhio!!