Una nuova band italiana si affaccia sul mercato iscografico per merito della sempre attenta Underground Symphony. La band, nonostante pubblichi solo ora il debutto, è attiva già dal 1995 fondata dal cantante Marco La Corte ed il chitarrista Alessandro Saponaro a cui faranno seguito nel 1996 l’altro chitarrista Donatello Menna e nel 1997 il batterista Diego Chiaccherini. Solo nel 2001 la formazione è stata completata con gli attuali bassista Lorenzo Colucci e tastierista Francesco Di Giandomenico che hanno sostituito i loro predecessori.
La stabilità della formazione, dovuta al fatto che quattro sesti della band suonano assieme praticamente dalla formazione, ha permesso di comporre un ottimo lavoro sotto molti punti di vista.
In primo luogo l’assoluta maestria nel suonare i propri strumenti e secondo, ma non di minore importanza, l’ottima capacità compositiva.
La band infatti, nonostante abbia un chiaro riferimento al power metal, riesce ad unire molte altre loro influenze musicali. La loro musica non è propriamente identificabile col semplice power dato che ha notevoli influenze progressive ma anche hard rock e classic metal. Generi che hanno evidentemente molti punti di contatto e che gli HeavenBlast amalgano decisamente bene passando in una stessa canzone da un genere all’altro con naturalezza ed in modo assolutamente imprevedibile, conferendo quindi ai brani quel lato prettamente progressive, che non deriva minimamente dai Dream Theater, se non in qualche rarissimo momento.
L’influenza maggiore della band sono sicuramente i Gamma Ray con svariati passaggi riconducibili alla band tedesca, ma meno diretti e sempliciotti.
Il disco si apre con un (immancabile) intro seguito da “Inside The Universe” che alterna momenti più tipicamente power ad altri più progressive. La parte centrale del brano presenta un bellisimo assolo, con cavalcate maideniane in secondo piano, molto alla Iron Maiden che poi diventa più helloweeniano. Veramente molto efficace.
Si prosegue con il power aggressivo e veloce di “Ready To Fly” con un bellissimo assolo di tastiera nella parte centrale.
Gli Iron Maiden fanno nuovamente la loro presenza nella lunga hard prog rockeggiante (passatemi il termine) “Tomorrow King” in cui trovo leggermente fuori luogo i momenti in cui la batteria è più sostenuta. Assolutamente fantastica, invece, la parte centrale con una meravigliosa melodia epica descritta dai due bravissimi chitarristi che ci degnano di altri epicissimi assoli più avanti nel brano.
Divertente e allegra, in pieno stile Gamma Ray, è la successiva “The Hero Of The Eternal Flame” mentre più riflessiva è la seguente “Statues In The Shade” il cui arpeggio all’inizio della canzone mi ha ricordato quelli di Vasco Rossi. E’ una canzone semplice, ma molto efficace, con una dolcissima melodia generale supportata da dei riff di chitarra aggressivi e dei sempre bellissimi assoli descritti dai chitarristi.
“Power Induction” è solamente un intermezzo, anche se molto bello, che fa da preludio alla canzone che dà titolo al gruppo e all’album, “HeavenBlast”, che è la più varia in assoluto dell’intero del disco. Momenti più spiccatamente di power tedesco si alternano a momenti più sinfonici quasi da colonna sonora di un film.
Velocità e aggressività descivono perfettamente quello che è racchiuso nella successiva “The Crown Of The Light” mentre dolcezza e atmosfera caratterizzano la conclusiva “Last Smile” in cui è più forte l’influenza dei Dream Theater.
Ragazzi che dire: un debutto assolutamente con i fiocchi!!! Quest’album mi ha assolutamente catturato.
Probabilmente non è fondamentale e non inventa niente di nuovo, ma le canzoni sono veramente accattivanti. Una band su cui scommetto per il futuro. Spero almeno di avervi incuriosito perchè ne vale veramente la pena ascoltare quest’ottimo album.