Dopo la pubblicazione del positivo debutto “Black Aurora” e la partecipazione al prestigioso Agglutination Fest, abbiamo avuto modo di conoscere gli Heavenshine che si presentano ai lettori di heavy-metal.it. Rispondo alle domande Ly Holestone (basso), Joe Dardano (chitarra solista), Marco Signore (tastiere e voce) e Miriam Cicotti (soprano).
Per iniziare direi di presentarvi: chi sono gli Heavenshine? Come è nata la band?
Ly: Gli Heavenshine nascono come voglia di cambiamento ed innovazione rispetto ai lavori ed al sound precedenti dei Marshall.
Joe: gli Heavenshine sono l’evoluzione dei Marshall, in una formazione “tipo”, attiva dal 2001 al 2012. Con il cambio del genere è venuto anche il cambio di formazione, inserendo la fantastica voce di Miriam e la chitarra ritmica di Joey Pandolfi (già chitarrista dei Black Inside), ed io mi sono ricongiunto ai miei vecchi compagni nel febbraio del 2013 (avevo suonato già nei Marshall dal 2002 al 2011) per chiudere la line-up definitiva.
Inizialmente pensavo che voi foste una frontwoman band ma in realtà il cantato maschile e femminile più o meno si equivalgono, in termini di minutaggio lungo la durata dell’album. Come mai avete scelto di proporre un doppio cantato?
Marco: Per due ragioni. La prima è prettamente musicale: perché è nel nostro stile. Già in passato praticamente tutti i brani composti per i Marshall erano concepiti almeno a tre voci, e personalmente adoro gli intrecci vocali. L’altra ragione è “estetica”: in genere si tende a pensare “soprano = frontwoman”, ed invece – sorpresa! Ci sono due frontmen: il soprano ed il tastierista. Dopotutto, è anche un modo per distinguerci.
Miriam: Il desiderio era proprio quello di non seguire schemi già ascoltati e proposti, ma puntare su qualcosa di particolare, che potesse far leva e avvicinare al metal anche il pubblico più ostico a tali sonorità, vicine a quel gusto classico e operistico di cui l’Italia va fiera e si può vantare a livello internazionale. La voce di Marco, robusta e potente, e la mia, acuta e vibrante, regalano un gioco di contrasti che, unitamente alla tecnica dei musicisti, donano emozioni continue.
Parliamo del vostro debut “Black Aurora”, uscito quest’anno. Quando è stato concepito? Come sono nati i pezzi che lo compongono?
Marco: Il disco è stato concepito nell’ultima fase dei Marshall, quando era già stato deciso il netto cambiamento di rotta ed una vera rottura col passato (soprano come lead vocal, e nuovo chitarrista); poi abbiamo cambiato ulteriormente formazione e nome, e gli ultimi pezzi sono stati scritti in vista del disco. In realtà abbiamo molti altri pezzi nuovi già pronti, ma non abbiamo potuto inserirli nel debut album.
I pezzi sono nati da stimoli differenti: musicalmente sono un rinnovamento, ma almeno per me anche un ritorno alle origini; dal punto di vista dei testi sono un esperimento nell’introspezione.
La produzione mi sembra chiara e potente. Dove è stato registrato il disco?
Ly: il disco è stato registrato in primavera agli studi RR Sound di Agnano, a Napoli; mentre il missaggio definitivo è opera di Luigi Stefanini dei New Sin Studios (TV). Abbiamo già registrato in passato alla RR Sound, e ci siamo trovati bene, e pensiamo che i New Sin Studios siano davvero il top in Italia per molti generi musicali.
Di cosa parlano genericamente le liriche dei vostri testi? Come mai un titolo come “Black Aurora”, un po’ in contrasto col vostro nome che rimanda alla luce?
Marco: in genere i testi che ho scritto per questo disco hanno una forte componente introspettiva, ma sono anche dei ritratti – ritratti di persone, in cui ci si può riconoscere per via dei tanti problemi che un essere umano ha in un mondo come quello attuale, che diventa sempre più rapido, impersonale e brutale. Le uniche eccezioni sono i testi un po’ più sui miti (Father Lion e Sang Real), scritti da Ly con il mio aiuto. Il titolo gioca proprio sul contrasto, in genere si pensa all’aurora come ad una cosa luminosa, ed invece definirla “nera” è strano; tuttavia non sta ad indicare una cosa negativa. Dopotutto il buio non è l’opposto della luce, ma è solo una forma diversa di luce.
Miriam: La luce e il buio sono elementi che se pur in contrasto sono un perfetto equilibrio, due estremi affascinanti e ricchi di significato, che convivono in ognuno di noi. I contrasti sono alla base della nostra proposta, un metal vocale e musicale: potenza di base, che quasi si scontra col mio timbro vocale. Uno scontro anche di colori scenici: la luce in fase live è rappresentata da me, sullo sfondo scuro del resto del gruppo.
A vostro avviso c’è un brano che può rappresentare meglio l’intero disco?
Joe: Beh, Black Aurora… ma anche Fear Me; secondo me sono i due brani più rappresentativi del nostro disco, e descrivono bene lo stile che abbiamo deciso di proporre.
Ly: a mio avviso un po’ tutti i brani ci rappresentano, e sarebbe interessante capire cosa ne pensano le persone che ascoltano, e con quale brano loro ci identificheranno di più.
Quest’anno avete suonato all’Agglutination Metal Fest assieme a nomi del calibro di Overkill, Stratovarius e altri. Che esperienza è stata?
Miriam: Gran parte di noi, è già reduce da esperienze del genere, anche se l’adrenalina è al massimo. Per me, in particolare, è stato un vero battesimo di fuoco perché era il mio primo live in ambito metal, e credo che il gruppo abbia condiviso la mia emozione nel cantare in un palcoscenico diverso da quello lirico classico a cui ero abituata.
Ly: come Marshall abbiamo suonato molte volte in contesti del genere e con gruppi di un certo spessore. Per noi è sempre un onore condividere il palco con artisti di fama internazionale – ma durante i nostri live pensiamo esclusivamente a fare del nostro meglio, in modo da trasferire la nostra emozione a chi ci ascolta.
Se non sbaglio siete della zona di Napoli: come vi muovete e vi state muovendo per proporre la vostra musica dal vivo?
Joe: fare musica in Italia non è facile, soprattuto negli ultimi anni; tuttavia noi siamo stati fortunati perché abbiamo ottenuto la produzione di Gerardo Cafaro (Agglutination), ed una distribuzione di una grande etichetta come la Self/Fuel, tuttavia desideriamo una maggiore promozione all’estero. In ogni caso, siamo anche in contatto con una grossa agenzia live italiana e ci stiamo muovendo indipendentemente su diversi piani.
Ly: non è facile promuovere musica al sud, ma cerchiamo di fare del nostro meglio, e ci saranno grosse novità live molto presto, che riguardano non solo l’Italia ma anche l’Europa.
Se poteste scegliere un grosso nome da supportare in un tour, chi scegliereste e perché?
Marco e Joe: noi propendiamo per i Therion, anche perché uno di noi due (Marco) ha avuto il piacere di registrare un disco con alcuni dei loro membri proprio a febbraio di quest’anno, e sono musicisti eccelsi, ma anche persone eccezionali. Ma naturalmente ci piacerebbe suonare con i Nightwish, e magari con i Symphony X!
Ly: ognuno di noi ha il suo “ideale”, ma la visibilità del gruppo ne trarrebbe comunque beneficio, e per noi sarebbe un onore suonare con un grande gruppo, quale esso sia.
Grazie per l’intervista. Chiudete pure come preferite.
Marco: Grazie a tutti voi. Colgo l’occasione per dire qualcosa che suonerà forse scontata, ma ecco… il metal è musica, e musica di un ottimo livello, e non è giusto che nel nostro paese continui ad essere bistrattata e guardata male. Quindi supportiamo tutti il metal italiano! Siamo forti, non abbiamo nulla da invidiare all’estero, facciamo vedere che si fa ancora musica nel nostro paese!
Joe: La musica che facciamo è diretta al cuore della gente e per questo desideriamo portarla sempre più in alto. Grazie, grazie, grazie!