Cari amici, eccomi pronto a recensire il primo lavoro discografico degli Hell’N’Heaven, progetto nato a Viterbo alla fine degli anni novanta dall’unione di Martin Hell (voce e chitarra), D.D.M. (basso) e Oreste Marinelli (chitarra solista) e che ha visto alternarsi una lunga serie di batteristi. Nonostante le continue defezioni che ne hanno pesantemente condizionato la carriera (Oreste Marinelli e D.D.M.), il gruppo ha saputo ritrovare, con l’ingresso alla batteria del giovane talento Simone Bravi e di un musicista professionista di grande esperienza e cultura come Chais (chitarra solista e basso), una gran capacità tecnica e un’affinità musicale capace di dare maggiore vita e personalità a quel suono dark che per troppo tempo era rimasto imprigionato nella reticenza dei precedenti membri. Gli Hell’N’Heaven sono una band che definire anomala è assolutamente limitativo. La loro musica è una miscela di sonorità che spaziano dalla psichedelia alle atmosfere cupe e rarefatte. Ascoltando le creazioni musicali generate dalla psiche del compositore Martin è possibile ritrovare, grazie al titanico lavoro di Chais e Simone, le atmosfere ossessive create, nei tempi d’oro, dai Cure e dai Pink Floyd del periodo Barret, con un velato riferimento alle visioni apocalittiche dei Doors. Un percorso musicale molto legato alle sonorità mistiche e talvolta occulte tipiche degli anni ’60 ma che conserva, in ogni caso, la lucidità del presente. Per farsene un’idea basta ascoltare brani come “Fancy Story”, “No Time To Die”, “There Shall Be A Dream”, “The Sea Into The Sky”, “Runaway” e “Tears And Stardust”. Unico elemento che penalizza fortemente il lavoro della band è la scarsa qualità della produzione. A mio modesto parere le qualità per avere successo ci sono tutte, dato che la classe ai membri non manca. La tecnica c’è e si sente. Un disco consigliato sia ai nostalgici degli anni ’60 sia ai neofiti del genere. Speriamo solo che il prossimo lavoro sia prodotto meglio, così da poter gustare tutte le qualità tecniche di questo gruppo.