Intervista Telefonica a James Rivera – Helstar, 11/9/2008.
Suona il cellulare ed è James Rivera. Dopo un pò cade la linea e si viene a sapere che lì a Houston, da dove chiama, stanno evacuando tutti i cittadini in vista di un mega uragano che si sta per abbattere sulla città- tuttavia il buon Rivera ha tanta voglia di parlare e con molta calma mi concede un’ottima intervista.
Siete appena usciti con il King of Hell album. Lo sto ascoltando intensamente visto che mi hanno dato il promo. E mi piace molto!
Bene, sono contento ti piaccia!
Mi piacerebbe cominciare quest’intervista con la prima cosa che mi ha colpito, ossia la tua voce, che assomiglia così tanto a quella di Rob Halford! Spero sia ok questa mia affermazione….
Oh, sì, me lo sento dire molto spesso, ed è un complimento. Quindi grazie.
Beh, sì, l’ho inteso come complimento. È un cantare davvero degno di nota e sono pochi gli artisti che dopo così tanti anni resistono ancora con una tale voce.
Grazie!
Riguardo alle canzoni nell’album, alcune mi ricordano molto il metal classico stile Judas Priest, mentre altre mi sembrano più sul genere Power Metal. Ad esempio vedrei The Plague Called Man come canzone Power, mentre la title track è tipico Heavy Metal. Sbaglio?
No, in effetti noi arriviamo da quell’epoca. Penso che potremmo dire di essere stati tra i fondatori del Power Metal, ma a quei tempi, quando facevamo le cose che facevamo, non c’era nessun termine, sai, ma adesso, uno si mette ad ascoltare la nostra roba e dice ah sì mi ricordate il Power, oppure mi ricordate il Technical Thrash, oppure…. All’epoca non avevamo tutti questi termini, era fondamentalmente solo Metal.
Questo è vero. Uno oggi si confonde, sarà brutal death o death, thrash o technical thrash, o cosa sarà?!
Sì, sono d’accordo.
Un’altra cosa che ti volevo chiedere è come ci si sente ad essere di nuovo assieme con Larry, Jerry, Rob e Russell?
Wow. È naturale, è magico, tutto è rimasto uguale, è come se avessimo gli stessi caratteri che avevamo l’uno con l’altro vent’anni fa, siamo le stesse teste dure ma un po’ più maturi adesso. Quindi anche la scrittura, la personalità, è tutto uguale, è un po’ bizzarro sai.
E’ molto bello questo. Ho letto sul vostro sito che Larry ha cominciato a suonare a 16 anni.
Larry sì. Io ho 4 anni in più.
Come vedete oggi l’Heavy Metal? Avete vissuto l’epoca Grunge. Come l’avete presa? Come vedete la roba trendy di oggi?
Veramente io non sopporto nessuna delle cose trendy. Lo definiscono Metal ma non è Metal per me. Non lo sarà mai. Voglio dire, io non definisco Korn e band del genere come Metal. Cioè, sostanzialmente fanno soltanto musica rumorosa e rozza. E questo va bene perché sono bravi a farla. E’ il tipo di musica che va di moda adesso con la maggior parte dei ragazzi, ma comunque questo [fenomeno] sembra stia cambiando. Sembra che la gente in America stia tornando al buon vecchio Metal. Credo si siano annoiati di musica che non ha molta integrità musicale. Sai, è piena di rabbia, piena di rabbia e di tutte le cazzate personali che ciascuno scrive. Credo che i ragazzi inizino a sforzarsi di trovare qualcosa che abbia più spessore.
Sì, più profondità. Capisco e concordo, è una questione di rabbia e ciò non basta. I primi gruppi Metal facevano qualcosa in più.
Sì, sai, non scrivevano del fatto che papà mi ha molestato e per questo sono una persona così malmessa. [ride] Voglio dire, personalmente sono cose che io vorrei tenere per me!
Sì è troppo facile, catturano l’attenzione dell’adolescente ma non arriveranno a suonare a generazioni di fans, come avete fatto voi.
Sì esatto, due generazioni. Quasi tre. Ci voleva ben altro.
Questo mi porta a una domanda: quando scrivete i testi delle canzoni, usate le parole per portare temi sociali come fanno i Megadeth? Oppure li comunicate in senso più metaforico? O non ve ne preoccupate affatto?
No, non siamo coinvolti nel socialismo e nella politica. Cerchiamo di starne fuori. Credo che quelle cose abbiano già abbastanza risvolti e che le gente sia stufa di sentir parlare di politica. Credo che la maggior parte delle persone siano al corrente del fatto che la nostra nazione sia a puttane, sappiamo a chi dare la colpa, ma molte volte in realtà non lo sappiamo… Quando si arriva a quelle situazioni ci sono talmente tante scene dietro le porte chiuse, dietro altre porte chiuse, dietro altre porte chiuse. Diciamo che per molte situazioni in America – voglio dire si tratta del mondo in generale ma io mi riferisco più all’America perché ci vivo – si può con tranquillità affermare che la maggior parte dei problemi siano dovuti al presidente malmesso che abbiamo. Ma poi, come dicevo, dietro alla porta numero 1 il presidente sembra essere il problema principale, ma dietro alla porta numero 2, sarà veramente tutto imputabile a lui o a ciò che giace dietro alla porta numero 3? Quindi sai, è una cosa in divenire, ed è difficile puntare il dito su chi incolpare per che cosa. A volte penso che dobbiamo incolpare noi stessi. Sai, siamo noi che abbiamo lasciato che tutto questo accadesse e continuiamo a lasciare che accada. Voglio dire, alla fine [la politica/la critica sociale] è una cosa dalla quale stiamo lontani. Invece scriviamo di cose che sono la sostanza dell’Oscurità. Sia essa politica o no. La canzone The Plague Called Man in sintesi tocca proprio quell’argomento: senza puntare il dito a nessuno, punta il dito all’uomo in sé. Più che star lì a pensare a ciò che succede a Washington DC.
Capisco. Sì, avete un approccio molto intimo, dove per intimo intendo esistenziale, riferito all’umanità.
Sì esatto.
E questo ha molto senso con l’Heavy Metal, che di per sè ha quel genere di atmosfere.
Sì, infatti cerchiamo di creare musica che vada bene con i testi. E una cosa che facciamo, davvero magica, non intenzionale, è che ci tiriamo fuori dalla band e dai suoi componenti. È quasi come un’esperienza extra-sensoriale. Solo così puoi essere imparziale e giudicare davvero quello che fai. Perché tu sei il creatore. Ma invece devi guardare la cosa da un altro lato. Altrimenti se non ti interessa quello che dicono gli altri non arriverai mai da nessuna parte.
Noi siamo bravi a fare questo ed è ciò che ci rende unici, è il modo in cui scriviamo, è il motivo per cui siamo così bravi a fare ciò che facciamo. [Riusciamo ad essere] così naturali nell’avere tutti individualmente la stessa sintonia spirituale e sapere uscire dalla band, guardarla da fuori verso dentro.
E una cosa che notiamo della nostra musica è che quasi ogni canzone suona come vorrebbe il titolo!
È strano, e non è una cosa che si può insegnare, comperare un libro, seguire un corso al college…. No, è semplicemente così! [ride]
Mi viene in mente: qualche anticipazione per un tour? Verrete in Italia?
…….Cade la linea e mi richiama……..
E’ caduta la linea!
Sì, ad essere sincero, mentre faccio questa intervista con te, non avrei voluto nemmeno parlarne, e continuerò quanto più mi è possibile [con l’intervista], ma parti di Houston sono già sotto evacuazione. C’è un enorme uragano che sta venendo dritto verso di noi.
Oddio! Allora non ti trattengo!
Eh sì sta arrivando dritto verso di noi, è davvero brutto. Siamo fottuti qui. Per come gira l’uragano ci beccheremo la punta più forte. Puoi immaginare come stiamo messi. Ma sanno come fare, hanno imparato la loro lezione con New Orleans,……
Beh grazie per l’ottima intervista.
Ah sì, beh, ma non hanno ancora chiamato il mio quartiere. E’ che sai, la linea telefonica… chi lo sa cosa sta succedendo…. Il traffico sta peggiorando, si stanno accumulando le code dai benzinai….. Io devo solo prendere i miei gatti, salire in macchina e andarmene!
Ok, beh, stavi dicendo che verrete in Italia?
Sì, torniamo alla domanda. Siamo venuti nel 2004 e anche l’anno scorso [“Play It Loud Festival 2” – Buddha Orzinuovi-Brescia], e saremo a Milano a gennaio in occasione del nostro prossimo tour.
Meraviglioso! Vedrò di esserci. Beh, prima di chiudere c’è qualcosa che non ti ho chiesto che vorresti dire?
Sì, amo i fans italiani, le persone, non vedo l’ora di tornare [in Italia] a gennaio. Ci siamo divertiti un sacco al festival l’anno scorso, e una cosa che so è che gli Helstar stanno ricevendo ultimamente molto più Amor dall’Italia. Oggi stesso più di metà delle mie interviste sono dall’Italia. E ne ho ancora domani! Mai avute così tante interviste dall’Italia. Forse grazie a un festival gli Helstar stanno diventando una cosa cool in Italia? Beh, ciò è bene!
Sì, più venite più forza acquisite, perché non abbiamo TV o radio che fanno molto Heavy Metal, questo è il problema. Per questo amiamo molto i Live.
Lo so. Però una cosa che invece avete sono i canali porno negli alberghi…. E gratis! [ride]
[rido] Beh ti piace anche qualche particolare cibo italiano?
Oh, tutto il cibo italiano! Adoro il cibo lì. Quando ci vengo metterò su peso. È troppo maledettamente buono!
Bene, ve lo godrete a Milano allora.
Sì di certo faremo un ottimo pasto a Milano. Penso che ti dovrai presentare, farti vedere. Mi piace vedere con chi cavolo sto parlando sai, mi sento come un cieco. Non ti vedo, non so chi sei.
Se hai una faccia o una foto, puoi parlare più liberamente di certe cose –almeno, io sono così. Beh, è stato un piacere parlarti.
Grazie e grazie per aver preso così sul serio quest’intervista! Farò del mio meglio per trasferirla tutta al nostro sito! Buone cose a te e alla band.