Immaginate se la scuola di Amici invece di creare nuovi giovani volti da dare in pasto per una stagione a milioni di ragazzine in delirio per poi sparire subito dopo fosse una school of rock. Bene, in un certo senso vi siete avvicinati a quello che nella vita fa questo omaccione di cento chili dall’aspetto puramente e brutalmente metal: Michael Hero in Svezia ha una scuola di rock. E in patria è anche relativamente famoso. Inutile dire che per chi vive di musica il più alto obiettivo possibile è quello di uscire sul mercato con un disco riportante il proprio nome in copertina.
Il buon Michael ci era già riuscito una volta, nel 2006 con “Bless this nation”, e adesso torna carico come una molla fresco di un lavoro che come allora ci presenta un interessante mix di stili, che spaziano da un Gothic Metal al classic metal anni ’80, fino a tratti di power (che a mio giudizio alla fine sono quelli meglio riusciti dell’intero lavoro), a mixare Ozzy Osborne con gli Him, gli Avenged Sevenfold (la cui voce molto ricorda quella qui presentata dal nostro Hero) con un tocco di Linkin Park. Un mix a tratti geniale, con la voce baritonale del nostro sorretta da cori azzeccati e ben prodotti, ma che alla lunga paga un po’ l’eccessiva staticità e somiglianza delle song, creando la sensazione di già sentito dopo poche canzoni.
Detto questo, nulla da eccepire sulla comunque alta capacità tecnica di quello che è comunque un personaggio carismatico della scena metal attuale, che tocca punti veramente alti con song come la Osborniana “”R.I.P.”, che gode di un suono grave e pesante, una voce malinconica e cori a sfumare quà e là, fino a scatenarsi nel finale in un suono di chitarre alla Zack Wilde dei tempi migliori. Ottima.
Molto power l’apertura, “Immortal”, in cui la velocità la fa da padrona e bene si associa alla calda e suadente voce del singer.
Nuovamente Ozzyniana “Gasoline”, che arriva dopo la semi ballad “Imagine This” e ancora una volta giocata su chitarre in primissimo piano, asciutte e senza fronzoli, e voce leggermente metallica anche se a tratti un po’ fuori posto rispetto al ritmo, che però si rifà sul ritornello orecchiabile e piacevole.
E non ditemi che non sentite nell’inizio di guitars di “When November Falls” il leader dei Black Label Society, poichè il timbro musicale è esattamente quello della sua sei corde.
In definitiva, un album sicuramente positivo, che paga solo una forse troppo limitata ricchezza di idee che ne penalizzano l’incedere, che rischia di sembrare ripetitivo pur proponendo qualche spunto interessante anche nelle ultime canzoni.
Nulla assolutamente da accepire sotto il punto di vista musicale non fosse altro la staticità vocale del singer, dotato davvero di un timbro particolare ma che lo gioca troppo spesso nel tentativo di innalzare oltre il loro reale valore alcune parti dei brani.
Un album che però piacerà a chi non cerca nell’universo metal solo fuoco e fiamme ma anche semplice musica di qualità, semplice, diretta e ben suonata.
Non troppi arrangiamenti o effetti sonori, solo musica genuina, e un progetto alle spalle come purtroppo ce ne sono troppo pochi nel mondo (e forse è per questo che su Italia Uno si vede cento volte alla settimana la “signorina” dei Gossip e mai un capello più lungo della spalla o un tatoo metallaro).
Che il buon Hero tenga duro con i suoi ragazzi, e chissà che un giorno non ci ritroviamo anche in Italia la Defilippi con le unghie nere, il piercing al naso e un tatuaggio sulla spalla a presentare Amici (si, ma di bevute!)

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