Un disco che si può veramente definire a due facce. Mai prima d’ora mi era capitato di considerare un prodotto appetibile, e molto, da un lato, ma dall’altro doverlo sconsigliare. Stiamo parlando dell’ultima fatica degli americani High On Fire, alfieri di un metal particolarissimo ma allo stesso tempo convincente come pochi, capace di mescolare sonorità alla Motorhead (Il singer Matt Pike ha la voce similissima a quella del grande Lemmy) con altre partiture simil sludge e sudiste. Una vera e propria macchina da guerra, che tra l’altro attinge inoltre da tutto quello fatto dagli Sleep, la precedente band della quale faceva parte lo stesso Pike. Se a tutto questo aggiungiamo un’attitudine redneck e “alcolica” quanto basta, capirete che il progetto High On Fire risulta davvero interessante.
Il dischetto in questione non è altro che un live registrato alcuni anni fa durante il Relapse Contamination Festival, e mostra i nostri nel pieno della loro ascesa e nel pieno delle loro forze. Una prova maiuscola, che mette in evidenza tutte le caratteristiche positive della band, catturata mentre sciorina una prestazione da brivido, coinvolgente e convincente al massimo. Gli High On Fire con questa registrazione dimostrano ancora una volta di avere le carte giuste per continuare a poter dire la propria nella scena odierna, e magari in un futuro speriamo non troppo lontano, di emergere di quel poco da un underground che, se da una parte gli si addice moltissimo, visto anche il tipo di musica suonato, dall’altra, viste le qualità e la perizia tecniche e compositive, sembra quasi andargli un po’ stretto. Un eccellente prodotto dunque, che per qualità si dimostra, come mi aspettavo, all’altezza di ogni aspettativa.
Fin qui direte, sarebbe da premiarlo con un voto alto, ma il mio “senza voto” deriva da un altro aspetto. Mi spiego. Come non poter pensare ad una pura e semplice operazione commerciale visto che il concerto risale a parecchi anni fa ed è stato rispolverato solo adesso? E ancora, visto che contiene solamente otto, e dico, otto pezzi in tutto tra i quali la cover di “Witching Hour” dei Venom, vale la pena tirar fuori ben diciotto euro o giù di lì per un’uscita di questo tipo? Il problema sta proprio qui, se solitamente, in fondo, spesso la qualità della musica fa passare in secondo piano tutto il resto, in questo preciso caso la votazione e l’opinione vengono letteralmente spaccate a metà, a causa dei “problemi” sopraelencati.
Il giudizio finale di questo live quindi, non può essere che doppio. Da una parte mi sento di consigliarlo assolutamente a tutti i fan della band. Non ne rimarranno per nulla delusi e avranno pane per i loro denti. Dall’altra debbo dire che a chi gli High On Fire non li conosce e vuole cominciare a farlo, suggerisco di procurarsi l’ultimo album in studio, ovvero “Death Is This Communion”, un vero e proprio masterpiece.
A voi la scelta dunque, però poi non dite che non vi avevo avvertito!