Thrash. Il protagonista assoluto di un disco che ne raccoglie l’essenza nella sua accezione più letterale ed intransigente. Così era stato, circa due anni fa, per l’apprezzatissimo “Abuse your Illusion” e, rispettando ogni previsione, così è, ancora una volta, per questo secondo full-lenght firmato Hyades.
Senza spostarsi di una riga dal debutto, infatti, i musicisti italiani forniscono un’altra prova estratta dal decalogo del thrash metal made in USA. Brani buoni e godibili che, senza mai tergiversare nè tentare di uscire fuori pista, affermano con autorevolezza i punti chiave del sound statunitense, ignorando ogni clichè moderno e più o meno trend. E’ così che, sin dalla (una volta tanto apprezzabile) cover strumentale, si viene introdotti in una macchina del tempo per un salto indietro ventennale. Riff e tematiche che non possono non portare alla mente il nome degli Exodus si rincorrono per tre quarti d’ora di un disco non originale, ma sempre piacevole, onesto ed istigatore di selvaggio headbanging. Le composizioni, come nel caso del debutto, ereditano sapientemente tutta la solidità di una tradizione ormai lunga e la utilizzano al meglio per spaziare, apparendo variegate e dinamiche. Con naturalezza e fluidità riff taglienti, vocals ben modulate ed un lavoro ritmico martellante sono propinati con coesione e senza soste di alcuna sorta in undici pezzi che non risparmiano variazioni sul tema. Senza uscire dal seminato, ma con ottima padronanza, cori vicini a certi S.O.D., influssi melodici accostabili agli Anthrax di ‘Spreading The Disease’ e molti altri spunti vengono offerti, con generosità, in un platter sempre omogeneo e tirato. Con un’intesa del genere le prove individuali vengono a diventare un elemento di contorno sopraffatto da compattezza e cognizione generale fuori dal comune. Suoni di tutto rispetto, pur se ancora da migliorare in fase di missaggio, e l’artwork di Ed Repka (Death e Megadeth) sono la guarnizione finale di un episodio puro, disciplinato ed apprezzabile per il suo incedere mai forzato. Consigliato agli amanti di certe sonorità; un rispettoso ascolto potrebbe interessare tutti gli altri.