Mamma mia che discone che hanno tirato fuori gli Hypnotheticall! Ultimamente sembra proprio che il progressive stia vivendo momenti di pura rinascita e così arriva da Vicenza questa band che, come se non bastasse, inserisce nella propria musica anche forti influenze thrash. E, credetemi, il risultato è una vera e propria bomba! D\’altronde qua dentro troviamo ex-membri di Power Quest e Gory Blister, non certo gli ultimi arrivati. Ed allora addentriamoci nelle qualità di “Dead World”: innanzitutto partirei dalla produzione veramente efficace e potente, come raramente si sente nei dischi di debutto e che non penalizza affatto nessuno strumento facendo risaltare sia la forte componente metal che quella melodica della formazione veneta. In secondo luogo è doveroso citare, a pari importanza con la produzione, un songwriting estremamente vario, ma sempre focalizzato su un prog aggressivo che conta pochissimi paragoni nella scena attuale (immaginate i Dream Theater di “Train Of Thought” che flirtano col thrash degli Annihilator). Ultimo fattore, ma non il meno importante, la capacità tecnica di questi musicisti permette loro di giocare come vogliono con il pentagramma e con effetti di grande impatto. Menzione d\’onore al cantato di Francesco Dal Barco, vero e proprio mattatore camaleontico che si adatta perfettamente a qualsiasi situazione strumentale i suoi colleghi si ritrovino ad esprimere, trovandosi di fronte a registri più o meno aggressivi a seconda di ciò che il brano richiede. Ed è proprio questa la lezione importantissima che gli Hypnotheticall sembrano volerci dare: tenere d\’occhio le canzoni piuttosto che le masturbazioni strumentali. Questa sembra essere un\’idiozia, ma molti grandi nomi (Dream Theater in testa) stanno perdendo di vista tale piccolo dogma che consente di dar forma ad album validi ed apprezzabili senza incombere nel riprovevole effetto noia.
Nient\’altro da dire su “Dead World”, se non che è un album che stupirà e che crescerà nell\’ascoltatore man mano che vorrà premere nuovamente il tasto play, dando così vita ad un mondo fatto di suggestioni violente e morbide, morbose e primordiali. Ce ne fossero di dischi così!