Recensire un gruppo come gli Hypnotheticall pone, in verità, non pochi problemi allo scribacchino di turno. Data la complessita dei brani, infatti, avventurarsi in una descrizione track-by-track sarebbe una specie di suicidio non solo per chi scrive ma anche per chi legge. Cerchiamo quindi di dare una visione generale del nuovo demo dei vicentini Hypnotheticall, già autori lo scorso anno di un demo di tre tracce intitolato “In Need of a God?”. Ascoltando “Thorns” (che a dire la verità, più che un demo è in pratica un album vero e proprio, visto che la durata supera i 40 minuti…), ci si rende subito conto che inquadrare la proposta dei quattro in un qualche genere definito è praticamente impossibile. Cercando di individuare le influenze principali, i primi nomi che vengono in mente sono Sieges Even, Toxik e soprattutto Cynic, con una spruzzata di Opeth giusto nelle parti più acustiche e melodiche come ad esempio la bella outro. Progressive thrash appare quindi l’etichetta più adatta, anche se è evidente che per forza di cose sarà una definizione formale, vaga e molto aperta alle interpretazioni. In questo lavoro infatti troviamo di tutto, dalle parti jazzate alla Cynic a quelle più canonicamente prog-thrash, dalle percussioni tribali alle chitarre synth, dagli stacchi acustici e dilatati a parti più classicamente “riffose” e metal. Molti di voi ora avranno pensato “Ammazza, chissà che mattone!!”… e invece no! La cosa che davvero stupisce di questo “Thorns” è la (relativa) facilità di ascolto, e il fatto che nonostante la grandissima quantità di idee, sonorità, evoluzioni, i brani scorrano in modo fluido, senza arrivare mai ad annoiare l’ascoltatore. E per un tipo di musica come questo, lo immaginerete, non è un risultato facile da raggiungere. Il merito è sicuramente tutto della band, dalla tecnica spaventosa (qualcuno vuole comprare la mia chitarra?) e dalle capacità di songwriting migliorate in maniera esponenziale rispetto al lavoro precedente. Una nota particolare vorrei dedicarla al batterista/chitarrista Paolo Veronese, un vero virtuoso dietro al drumkit e capace anche di scrivere ottimi riffs di chitarra. Anche la voce, elemento spesso discriminante nella valutazione complessiva di un disco, si dimostra sorprendentemente adatta all’idea generale del disco: le linee vocali, se mi permettete una digressione un po’ audace, hanno spesso una funzione quasi teatrale, sono la voce dell’uomo che si ritrova a camminare nel mondo metodico, sottilmente ostile, spesso frustrantemente complesso ricreato dalla musica, dove echeggiano soltanto in lontananza sonorità arabe e tribali, esotiche ma allo stesso tempo familiarmente umane. Se non vi siete addormentati con l’ultima frase, vorrete forse sapere qualcosa anche sulla produzione: ebbene, se ad un primo ascolto essa appare molto, forse troppo, scarna e semplice, dopo non molto ci si rende conto che la scelta (voluta dalla band stessa) di adottare sonorità di questo tipo è stata probabilmente essenziale per la buona riuscita del disco. Una produzione “pompata” come va molto di moda attualmente avrebbe infatti sicuramente rovinato e reso troppo pesante (e non nel senso buono) tutto il lavoro, che invece così risulta sì ben nitido ma al contempo snello ed ascoltabile. Insomma, “Thorns” è veramente un gran bel lavoro, e gli Hypnotheticall un gruppo che merita davvero di essere ascoltato e considerato.