In un lussuoso Hotel milanese H-M.it ha partecipato alla conferenza stampa organizzata dagli Iced Earth di Jon Shaffer per la presentazione del nuovo album “The Glorious Burden”, conferenza preceduta, inoltre, dall’ascolto in anteprima del disco.
“The Glorious Burden” segna l’uscita dalla band del cantante Matthew Barlow, sostituito nientemeno che da Tim “Ripper” Owens, separatosi dai Judas Priest in seguito alla discussa reunion con Rob Halford.
L’album, dopo un paio di ascolti, è parso bene o male sulla falsariga degli album precedenti, con un’alternanza di pezzi veloci dal riffing serrato e di altri lenti e melodici.
Gli episodi più riusciti sono probabilmente l’opener “Declaration Day”, la serrata “Attila”, “Red Baron/Blue Max” (dove Ripper sfodera degli acuti fenomenali) ma soprattutto il lungo combo “Valley Forge – Gettysburg”, il pezzo migliore e più “innovativo” del disco, grazie ad un orchestra di 45 elementi e al riuscito inserto di effetti sonori che ricreano l’atmosfera della battaglia.
Meno bene invece le ballad, un po’ troppo scontate, ed in generale il songwriting dei pezzi non citati, decisamente troppo anonimo e privo di sussulti.
Riservandomi di dare un giudizio piu’ approfondito una volta uscito il disco, passiamo ora alla conferenza stampa tenuta da Jon e Ripper, che in modo molto disponibile hanno risposto a tutte le domande e le curiosità dei giornalisti.
Interrogato sui fattori che differenziano “The Glorious Burden” dai precedenti album, Jon ha dichiarato: “Con questo album, volevo uccidere Horror Show, che ho composto in un momento molto tribolato della mia vita personale e che mi piace sì ma decisamente non è il nostro disco migliore. Ho messo più passione in questo nuovo disco, che si differenzia dal precedente anche a livello di tematiche, incentrandosi in questo caso sulla storia, americana ed europea. Fra l’altro, una cosa che molti non sanno, è che avevamo già finito di registrare tutto l’album con Matt ed eravamo già in fase di missaggio, quando lui ci ha comunicato la sua volontà di uscire dalla band.
A quel punto ho pensato che non potevo pubblicare l’album così, me ne sarei pentito, quindi ho fermato il missaggio, ho chiamato Tim e gli ho chiesto se aveva voglia di cantare su questo album. Al tempo lui era ancora il cantante dei Judas Priest, la notizia della reunion ufficiale con Halford arrivò giusto due giorni dopo che ebbe finito di registrare le parti vocali per noi.
Ho anche chiesto a Tim di modificare i testi e le melodie vocali per tre canzoni, e lui l’ha fatto senza problemi, è arrivato all’ultimo momento ma ha veramente fatto un ottimo lavoro.”
Ripper ha confermato che “è stato facile lavorare insieme, ho registrato le mie parti vocali in soli cinque giorni, ed in quei cinque giorni ci siamo divertiti un mondo, c’era un clima molto rilassato! In questo disco inoltre ho avuto la possibilità di cantare in modo un po’ diverso da come facevo coi Priest: premesso che quelle linee vocali mi piacciono, qui ho provato a cantare in modo molto più melodico. Forse anche con più passione.”
“Le ballad sono state facili da cantare: quando ho ricevuto il cd con le canzoni cantate da Matt, non vedevo l’ora di cimentarmi nelle ballad, perchè nei pezzi lenti traspaiono tutta l’emozione e la passione che magari nei pezzi veloci sono un po’ in secondo piano. L’esempio migliore è “Gettysburg”, una montagna russa di emozioni…sapete, io sono cresciuto cantando cose del genere, ad esempio le canzoni di Ronnie James Dio, che è uno dei miei cantanti preferiti: è un grandissimo, e sa cantare con una varietà espressiva eccezionale. Ecco, io ho cercato di fare qualcosa del genere”.
Sempre Ripper ha poi aggiunto che non è stato un problema subentrare al posto di Barlow ricantando le sue linee vocali, dato che quelle sono le linee vocali degli Iced Earth e lo stile è bene o male sempre quello. “Sono le stesse melodie, ma le ho fatte mie, interpretandole a mio modo”.
“Non scrivo canzoni per i cantanti”, ha infine aggiunto Jon, “è il cantante che deve sapere cantare ed interpretare i pezzi… e Tim non ha avuto nessun problema, dato che è un grandissimo professionista”.
Tim ha poi accennato al suo progetto solista, dicendo che “il progetto continua, sto preparando un demo con 4-5 canzoni, pezzi heavy metal ovviamente… tuttavia questo non interferirà con quello che ora è il mio impegno principale, cioè gli Iced Earth: abbiamo un disco in uscita, andremo in tour, e la band quindi è in cima ai miei pensieri.”
A proposito del processo di songwriting e di registrazione dei nuovo disco, Jon ha spiegato che “Sì, ci è voluto un po’ di tempo per registrare tutto. Nel frattempo, fra l’altro, ho anche scritto una decina di canzoni per i Demons&Wizards e le ho mandate ad Hansi, che inizierà a lavorarci non appena avrà un po’ di tempo libero. Per quanto riguarda il songwriting, “Gettysburg” è stata sicuramente la canzone che ha richiesto più impegno, forse la più impegnativa che abbia mai scritto. Anche l’argomento è molto delicato, perciò sentivo il bisogno di scrivere qualcosa di veramente buono, e questo ha reso necessaria una approfondita riflessione sulla storia e sui sentimenti profondi legati a quell’episodio. Credo che per scrivere una buona canzone, tu debba scriverla su qualcosa che veramente ti coinvolge e che ti interessa.”
Immancabile a un certo punto una domanda sui Judas Priest, e sul momento dell’annuncio della reunion con Rob Halford: Ripper ha risposto che “la cosa era nell’aria da quasi sei mesi, e la band lo sapeva. A quel punto io volevo solamente dedicarmi ad altri progetti. Alla fine mi sono convinto che la cosa migliore da fare per loro era la reunion con Rob, e per me di pensare ai miei progetti personali. Siamo ancora amici… ed alla fine mi va bene che sia andata così. Con i Priest ho passato 10 fra gli anni migliori della mia vita, ma a questo punto probabilmente era giusto che le cose andassero in questo modo.”
Visto che gli Iced Earth sono statunitensi, mi è quindi parso interessante chiedere un parere da “insider” sullo stato di salute della scena heavy metal d’oltreoceano, che al momento (nomi eccellenti a parte) è generalmente a livello “underground”: Jon si è mostrato ottimista ed anche ambizioso, affermando che “la situazione sta migliorando, e credo che nei prossimi due/tre anni le cose cambieranno in meglio. Anche noi faremo la nostra parte, anche noi cambieremo la situazione: in 6 anni siamo già passati da 8mila a 100mila copie vendute, e questo perchè ci siamo fatti il culo tutti i giorni impegnandoci al massimo per il successo della band.
Quando abbiamo iniziato non eravamo nessuno, suonavamo in postacci portandoci da soli i nostri ampli e tutto quanto, ma alla fine la forza della musica ha prevalso. Ultimamente la situazione sta migliorando, i Blind Guardian ad esempio sono venuti negli States ed hanno avuto un gran successo, e molte altre band si stanno facendo notare.”
“La chiave di tutto è la costanza, – ha aggiunto Ripper – non bisogna partire scoraggiati e pensare che tanto non ce la si farà mai: nessuno ti regala niente, e perciò è fondamentale impegnarsi sempre a fondo, è l’unico modo per riuscire a raggiungere i propri obiettivi”.
“A questo proposito, per questo nuovo disco gireremo un video”, ha continuato Jon, “cosa che non avevamo mai potuto fare in precedenza. Il video sarà per “When the Eagle Cries”, nella versione acustica. Ovviamente non andrà mai in rotazione su MTV, ma sarà ugualmente importante per farci conoscere. Ora che siamo sotto SPV abbiamo possibilità decisamente maggiori di farci conoscere e raggiungere più persone. Sono un convinto sostenitore dell’importanza del duro lavoro: più ti impegni, più ottieni. Al momento inoltre credo che gli States siano il mercato più importante per gli Iced Earth: per ora rimane l’Europa, specie la Germania, ma potenzialmente gli Stati Uniti sono un mercato molto più grande, e chi lo sa, magari nei prossimi due anni potremmo esplodere anche lì”.
Si è parlato anche dell’operazione di ristampa dei vecchi lavori, che “non sono solo stati ripubblicati con nuovo artwork, ma sono anche stati remixati. Attenzione, non rimasterizzati, operazione molto più semplice, sono stati remixati completamente, ed ora suonano come meglio non si potrebbe. L’idea è partita dalla Century Media, che voleva dare una “rinfrescata” al catalogo: noi avevamo già fatto una cosa del genere per il box “Dark Genesis”, e così ci siamo chiesti, perchè non farlo anche per gli interi album? Fra l’altro, ora le prime stampe non saranno più in commercio, quindi… chissà che fra un po’ non possano diventare anche di valore!”
Ultime battute infine sulla copertina dell’ultimo singolo “The Reckoning”, che ricorda molto da vicino il “Trooper” degli Iron Maiden:
Jon: “Effettivamente quando ci abbiamo pensato abbiamo detto ehi, è vero!! Ma alla fine non è importante, l’importante è il significato, il soldato con la bandiera simboleggia la lotta per la libertà, contro le ingiustizie”
Ripper: “Comunque in realtà io volevo copiare la copertina di Destroyer dei Kiss, ma Jon ha voluto fare The Trooper…” (risate)
Jon: “Col prossimo album plageremo “The Number of The Beast”!” (risate)