Ed eccoci davanti agli In Sight..per molti giustamente questo nome non è nuovo, in quanto è dal 1996 che questo gruppo è già conosciuto nella scena metal. Tra autoproduzioni e live un po’ in qua e in là, Emanuela, Andrea, Riccardo, Cesare, Tia e Mek sono approdati “sulle rive” di un pubblico più vasto ed ufficiale con un album melodic deathcore ed hanno così concretizzato probabilmente un passato non proprio radicato e troppo famoso.
Innanzitutto faccio un plauso alle immagini delle loro copertine, poiché scuriosando sul sito, alla ricerca di qualche informazione in più , posso dire che come “estetica” sono molto originali ed invoglianti. Anche la copertina sappiamo che ha il suo valore e fascino. Certo è che dobbiamo guardare al contenuto. Bene, possiamo passare subito a parlare di questo EP. Una copertina che brucia. L’immagine che abbiamo davanti agli occhi sicuramente ci preannuncia qualcosa di incandescente e rabbioso. Quindi provvediamo ad accedere a questo lavoro. Un intro che sembra quasi far presagire che questo non sia precisamente un album death metal, perché ha più una sonorità tendente ad un goth inizialmente, però, proseguendo con la seconda track possiamo finalmente sentire la rabbiosità già preannunciata dalla copertina ,che si fa suono. Basso, chitarre e batterie picchiano nella cassa acustica in modo coinvolgente in tutto l’album in linea generale. Penso che dal punto di vista strumentale per quanto riguarda la parte death metal questo sia un album eccellente. Ahimè arriva il tasto dolente: la parte melodica alternata al death. Trovo non troppo equilibrate queste due parti. La soavità di Emanuela è troppo accentuata rispetto al growl zeppolatamente(non me ne voglia il cantante) molto incazzato di Andrea, insomma qualcosa non mi torna. Non sento legame e questo ahimè in molte parti. La soluzione c’era: o mettere due voci maschili oppure lasciare che Emanuela facesse del growl. Insomma questa è la pecca che ho trovato nel disco.
Per quanto riguarda melodie, riff e assoli sono molto validi. Ma diamo anche la botta calda, ovvero le buone nuove per chi vuole acquistare questo lavoro. Grinta e carica ringhiante che si mischiano a gentilezza e ariosità cavalleresca – e quasi barocca a tratti – di Emanuela (parte vocale)ed ecco che accade una sorta di magia : le due voci, seppur come abbia già detto siano parallele, si incontrano in molti punti, creando cori ed è proprio nei punti dove si riescono ad “amare” che sboccia il mio voto positivo e il mio apprezzamento. Viva l’amore a questo punto, anche se questo album mi fa suscitare sentimenti completamenti opposti, quindi missione compiuta : mi sento come l’immagine nell’album . A tratti non ci capisco più niente, ho gran confusione con il rischio di mettermi davvero “le mani in testa” (complessità nell’accordare nel mio orecchio deathcore e melodic per quanto riguarda sempre la parte vocale), ma nel contempo brucio, arrabbiandomi(parte death) : questo album fa davvero BRUCIARE, ARRABBIARE ed IMPAZZIRE (chiave di ascolto a parer mio). Insomma è un album che seppure abbia negatività, come dette per prime, si trasformano in positività, poiche tutto quello che è rappresentato fuori viene riflesso dentro all’ascoltatore e quindi dentro all’album stesso. Per me il pezzo migliore è “For The Shake of the Snow”, assolutamente geniale e preparatissimo sotto tutti i punti di vista. Non stanca come album, sebbene sappiamo che il death a volte pecca di questo difetto. Ribadisco l’eterogeneità e il poco equilibrio tra le due parti a causa di distacco di voce – e non per via strumentale, perchè questa a mio parere è perfetta e nella parte detah core è davvero più che coinvolgente- rischia di far smarrire, ma nel complesso, per quanto riguarda sensazioni collegate a tutto il resto del lavoro, posso dire che è da consigliare.