Siete ancora convinti che il metal sia un’isola felice? Sbagliato. Guai a lasciarsi trarre in inganno dai numeri ai botteghini. Il piatto piange ragazzi, inutile nasconderlo. Viviamo uno di quei momenti in cui il mercato ha ben poco da offrire in termini di innovazione e qualità, , momenti che non sono rari negli ultimi anni. Da tempo la scena è monopolizzata da pochi nomi e l’interesse del grande pubblico pare riaccendersi sempre e solo per i soliti noti.
Dov’è finita la capacità di innovare? La voglia di scoprire? O forse, come dice qualcuno, siamo ancora sicuri che il pubblico sia ancora alla ricerca di prodotti innovativi e nuovi?
Sarà che il pubblico si è perfettamente adagiato su un mercato che richiede e che propone solo ciò che risponde a caratteristiche ben definite. In una parola, un prodotto finito, facilmente inquadrabile ed etichettabile, pronto per essere messo sullo scaffale.
Se si prende per buono tutto questo allora il fatto che un’etichetta come la Nuclear Blast si spinga fino alle Indica non può sorprendere.
Una scelta di questo tipo potrebbe voler dire molte cose, in primis quella di dare una scossa ad una scena, quella metal, troppo spesso chiusa su sé stessa e rivolta ai soliti grandi nomi che prima o poi per forza di cose getteranno la spugna. Se a questo aggiungiamo che il giro d’affari attorno alle vendite dei CD si è sensibilmente ridotto il senso generale dell’operazione potrebbe sembrare sin troppo ovvio. In Italia come in Germania due più due deve fare quattro e fin qui nulla di strano.
Sarebbe tuttavia sbagliato ridurre l’operazione Indica ad un mero esperimento di marketing. Queste cinque splendide fanciulle non sono proprio delle debuttanti e potrete accorgere facilmente, a partire dalla ricchezza degli arrangiamenti e in generale dalla particolarità della proposta. “A Way Away” è il quarto album della band nonchè il primo interamente cantato in inglese. Il disco della serie “o la va o la spacca”, il tentativo esplicito di fare il grande botto sul mercato internazionale. I requisiti, va detto, ci stanno tutti. Non il solito manipolo di bellocce dunque, e non è da escludere che la longa manu di Tuomas Holopainen in fase di produzione e composizione (“Precious Dark”) possa invogliare all’acquisto persino i neofiti del marchio Nightwish. Per il resto siamo davanti a un prodotto ben definito, mirato, accuratamente scelto per essere lanciato a tambur battente.
Su due piedi viene difficile pensare che i fan di Destruction, Exodus e Children Of Bodom (tanto per citare qualche compagno di scuderia) possano trovare interesse in un prodotto come “A Way Away”, eppure le atmosfere dolci e fiabesche di pezzi come “Island Of Thoughts”, “In Passing”, “Lilja’s Lament” potrebbero inaspettatamente lasciare il segno proprio per la loro freschezza, per quel senso di novità che le pervade unitamente a certe atmosfere oniriche affatto estranee al pubblico metal.
Volendo fare un discorso più terra terra potremmo mettere da parte congetture, strategie e dietrologie di ogni tipo per lasciar parlare la musica. Scoprireste allora che è persino possibile farsi trascinare dalle note accattivanti di “Scissor, Paper, Rock”, “As If”, “Islands Of Lights”, “Precious Dark”. Dopotutto un po’ di leggerezza ogni tanto ci vuole.

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