Ascolto gli Infliction dal loro demo d’esordio “Heretical”, un demo che già evidenziava le qualità sia tecniche sia compositive di questo quintetto varesotto, alle prese con un death metal a metà strada tra sonorità svedesi e americane. Purtroppo la sorte ha giocato loro un brutto scherzo ma, nonostante le avversità, che non starò ad elencare anche per rispetto nei loro confronti e di chi non c’è più, sono andati avanti per la loro strada con umiltà e coraggio. Dopo il primo full lenght “The faint smell of suicide” del 2002, album che ha permesso loro di calcare i palchi di buona parte d’Europa in compagnia di bands di grosso calibro come Saxon, Vader, Labyrinth ed Hatesphere, gli Infliction raggiungono il traguardo del secondo disco, quest’ultimo dal titolo “The silencer” pubblicato dalla nostrana Cruz del Sur.
Un album sorprendente che propone undici canzoni molto varie grazie ad un mix di death metal melodico, potenti riffs di chitarra a metà strada tra il thrash metal e l’heavy metal classico ed atmosfere gothic, fresco e dinamico; l’opener “Eyeseeblack”, della quale è stato girato anche un video, Redhouse, la bellissima Sleepers e la conclusiva “The voice” ( cover degli Ultravox) sono solo alcuni esempi di quanto descritto qui sopra. Un notevole passo avanti rispetto al loro debutto, il quale era un po’ più legato al classico swedish sound, come notevole è anche la prestazione dietro al microfono dello special guest di quest’album: Bjorn Goosses dei Night in Gales, capace di donare quel tocco in più alle canzoni passando dal growling a tonalità più introspettive, grazie anche all’apporto del tastierista Jan il quale crea degli inserti tastieristici azzeccati e mai banali (ecco da dove provengono le atmosfere gotiche). Buona la sezione ritmica, compatta e precisa, stessa cosa dicasi per la produzione. Un album coraggioso, fresco e privo di punti deboli, che avvolgerà l’ascoltatore in un turbine d’emozioni che difficilmente si scrollerà di dosso.