Primo album per gli svedesi Inrage – o meglio, il primo con il nome
Inrage: avevano già pubblicato due lavori con il nome Lost Souls prima
di sciogliere questo progetto nel 2000 – ed è indubitabilmente thrash:
un thrash puro, classico, distillato – che utilizza tecniche e
soluzioni moderme ma che, come feeling, ricorda a tratti gli ultimi
lavori dei Testament ed a tratti i primissimi album degli Entombed.
La registrazione è stata effettuata fra il dicembre 2000 ed i primi
mesi del 2001, frutto di un buon songwriting, una buona esecuzione
pulita ed una buona produzione, nonché della collaborazione con Pelle
Saether (cfr. Carnal Forge, Terror 2000) che già aveva contattato la
band svedese ai tempi dei Lost Souls. L’intenzione era appunto quella
di scrivere e suonare materiale che fosse “musica metal moderna, ma
con un tocco degli eighties e del sound della bay area” e sembra che
le aspettative siano state fedelmente rispettate.
I dieci brani (più intro, se non vi tornano i conti: un’intro di
chitarra senza effetti, come non può mancare in un album che ha un
tocco di thrash classico) sono piacevolmente distruttivi, ben
concepiti e ben bilanciati: da quelli pesanti e cadenzati come “Gift
to restore”, che subito dopo l’intro ci fa intuire che per tutto il CD
sarà difficile resistere all’istinto di pogare, oppure
“Ultraviolence”, dal vago sapore Sodom, o “Dead heart beating” – ai
brani suonati a velocità mach 2 come “Let chaos in”, la title track
“Built to destroy”, o più avanti “Survival of the fittest”, forse il
pezzo più coinvolgente dell’intero album – nel senso che, più di tutti
gli altri brani, ispira botte da orbi.
In conclusione, mi sento di consigliare l’ascolto a tutti gli amanti
del genere thrash – sia a chi ha cominciato a farsi le orecchie negli
anni ’90, abituandosi ad un muro di suono moderno e compatto, sia
soprattutto a chi ha ancora nei timpani gli anni fra l’85 ed il ’92,
più sanguigni e grezzi.