Debut album per gli Irencros, gruppo di origine palermitana, formato nel 98. La giovane band, dopo un primo demo uscito nel 2000, riesce nel 2004 a dare alla luce Alchemy Of Destruction, grazie all’etichetta Steelheart, album che viene solo oggi distribuito.
Il combo nostrano si cimenta in un concept basato sul tema della distruzione. Ogni canzone mostra come i più importanti aspetti della vita dell’uomo (esistenza, morte, religione, potere, regole) rechino in sé i semi della distruzione.
Il lavoro risente della mistura, non sempre amalgamata in pieno, di un power sinfonico di impostazione virtuosa e classicheggiante (che riecheggia i Rhapsody), con un power-prog invece di origine d’oltre oceano (che cita ricorrentemente i Symphony X). Il tutto corredato dalla voce di Di Gregorio che riesce a dare spesso interpretazione carismatica alle composizioni, senza disdegnare qualche inserimento growl. Diciamo subito che la maggiore pecca dell’album è non riuscire nella piena fusione tra gli stili proposti, che spesso risultano confliggenti tra loro: ad una struttura barocca si alterna un ritmo più essenziale ed aggressivo. E sono proprio queste ultime le partiture che convincono di più all’interno di Alchemy Of Destruction e che, sebbene devote allo stile di Romeo e compagni, sono anche quelle che privano di banalità e pesantezza le composizioni. L’assenza di omogeneità lascia talvolta pensare che i singoli brani siano frutto di periodi storici diversi e tra loro lontani, all’interno della formazione della band.
A controbilanciare ciò, ed un songwriting che può ancora raggiungere una maturità superiore, concorre invece una notevole preparazione tecnica dei musicisti ed una buona produzione.
La band, in definitiva, riesce ad imporsi come presenza interessante, sebbene ancora attraversi una fase formativa e di crescita.