Certe volte ci si chiede se un certo gruppo sia ancora in attività, sia in riposo riflessivo o sia definitivamente defunto.
Mi capita di chiedermelo con i tedeschi Ivanhoe che in tredici anni hanno pubblicato quattro album, nonostante siano attivi dalla metà degli anni ottanta, con una media quindi di un album ogni 3 anni circa. Quando meno te l’aspetti ecco che spunta fuori un nuovo lavoro e che guarda caso esce a distanza di tre anni dal precedente ultimo Walk In Mindfields, quindi in media anni di pub blicazione.
Nel gruppo è rientrato il chitarrista Chuck Schuler che avevamo sentito l’ultima volta nel secondo album del 1995 Symbols Of Time, completando così una formazione a sei con due chitarristi.
La musica del combo è ormai piuttosto canonizzata, quindi non ci troviamo a cambiamenti radicali, qualche piccola modifica compositiva quà e là ma nulla di fondamentale. I pezzi sono sempre ottimamente scritti ed eseguiti, rivelano la vena grintosa con i possenti riff e l’ottima sezione ritmica. In poche parole, nulla è cambiato rispetto il precedente lavoro, si rimane piuttosto statici, quasi a voler ribadire il concetto di “album che funziona non si cambia”. Questa linea d’azione non sempre premia però, e in questo Lifetime ci troviamo a un compitino svolto molto bene, ma che sa di già fatto.