A tre anni di distanza dal precedente “On the edge of time” tornano in pista i romani Ivory Moon e lo fanno con un album particolarmente affascinante e ispirato. “Human nature” segue quanto di buono la band italica ci aveva fatto conoscere rendendo ancor più particolare la propria proposta grazie all’ingresso in formazione del vocalist Sandro Manicone che va a irrobustire l’ottima prova di Cecilia Serra. Questo connubio non snatura il sound della band che continua ad aggirarsi su lidi tipicamente vicini a Epica, Nightwish e Theatre of tragedy e la componente prog, che caratterizza in dosi massicce tutto l’album, si fonde spesso con atmosfere dal sapore gothic e power.
L’intero album è pervaso da ottime canzoni quali l’opener “Crimson Horizon”, diretta e sinfonica, vede ritmiche serrate di chitarra dominare l’intero brano nonostante i momenti orchestrali e sinfonici prendano vita durante il suo scorrere; ottima ancora è la successiva “In the deep forest”, dove Cecilia è protagonista assoluta accompagnata dal piano e ancora “Wasted time” e “Reing of time” lasciano il loro segno sebbene quest’ultima sia un po’ snaturata da una linea vocale non proprio azzeccata. Convincono appieno “Clown in the mirror” e “Golgota”, brano che racchiude la storia della crocifissione, e interpretato in maniera perfetta da Cecilia Serra. Un po’ sottotono è ancora “The second king” mentre si torna a un classico power sinfonico con “Through different eyes” per un finale d’album parecchio emotivo e ispirato grazie a canzoni come “Overflow” e “The journey”.
“Human nature” è un lavoro piacevole e seducente. Ottime le doti tecniche di tutti gli Ivory Moon che si dimostrano nettamente cresciuti se confrontati con il precedente disco. Qualche lieve pecca e qualche piccolo calo ci sono tuttavia non minano assolutamente lo scorrere dell’album che si sviluppa in maniera veloce e soddisfacente.