Col suo consueto look degli ultimi anni, ovvero rasato e occhialuto, Satriani ci intrattiene con 24 brani pescati a piene mani dai suoi vecchi album, tralasciando mio malgrado una delle mie song preferite, “All Alone” del vecchio “Time Machine”. Il live in questione è stato registrato al “The Fillmore” durante il tour di “Engines Of Creation” e il buon vecchio Satch era davvero in piena forma quella sera perchè in circa 2 ore e mezza di concerto (divisi in 2 dvd) non ha mai smesso di entusiasmare il suo pubblico, sia con la sua abilità tecnica e sia con l’inconfondibile feeling e groove sue song più famose.
La qualità del video è ovviamente perfetta, che esalta l’ottima scelta delle luci del set (anche se a volte l’inquadratura non è delle più felici), e l’audio è nel formato Dolby Digital che permette di riprodurre fedelmente l’atmosfera ‘live’ della serata. Si incomincia subito con “Time”, da “Crystal Planet”, 1998, col suo accatttivante mid tempo centrale e con l’uso costante del Wah, e, dopo aver raccolto i primi applausi si riparte con “Devil’s Slide” (dal criticato “Engines of Creation”, 2000) che mette ottimamente in risalto le grandi doti dei quattro musicisti.
Inutile dire che Joe non sbaglia davvero nulla e nuovamente detta legge con la vecchissima e bellissima “The crush Of Love” (da “Dreaming #11”) che è anche la colonna sonora del menu dei DVD.
Dopo la classica “Satch Boogie” (dal mitico “Surfing With The Alien”, 1987), ovvero una sua personale interpretazione del blues, ci si scatena con “Borg Sex” (da “Engines of Creation”, 2000) in cui trova spazio per qualche assolino il mancino Eric Caudieux, che per il resto del concerto si nasconderà dietro le keyboards suonando principalente la chitarra.
Alla immancabile “Flying In A Blue Dream”, dall’omonimo album, segue la grintosa “Ice 9” (da “Surfing With The Alien”, 1987) dove si possono ammirare la velocità e la pulizia del guitar god a cui unisce un uso sapiente degli effetti larsen e della leva (riprese alla grande dal suo allievo più famoso, ovvero il signor Steve Vai).
Segue “Cool #9” (da “Joe Satriani”, 1995), con tutto il suo sapore blues, le sue variazioni e le jammate con il basso di Hamm. Dopo “Circles” (da “Surfing With The Alien”) e “Until We Say Goodbye” (da “Engines of Creation”) arriva l’imperiosa e trascinante “Ceremony” (da “Crystal Planet”) con il suo facile e immediato motivetto.
Al termine del primo DVD troviamo due song tratte dal mitico “The Extremist” ovvero la traccia omonima e “Summer Song”: la prima, col suo famoso heavy-intro, ci mostra un Satriani intento a suonicchiare l’armonica ed a mostrarci nuovamente la sua arte del ‘picking’ e della leva, la seconda, introdotta da un improvvisazione di blues, ci trascina col suo vortice di ‘armonici’ e uso del wah, in un clima di vera festa della chitarra.

Finito il primo DVD passo immediatamente al secondo dove a fare da apripista troviamo “House Full Of Bullets” (da “Engines Of Creation”), una delle composizioni piu’ semplici e immediate del Satch, impreziosita soltanto dall’uso superbo dei legati. Seguono “One Big Rush” (da “Flying in a Blue Dream”) e “Raspberry Jam Delta-V” (da “Crystal Planet”), dove si riassumono svariate tecniche, dal tapping con la mano sinistra al legato, al consueto uso del wha e degli armonici.
Segue “Crystal Planet”, dall’album omonimo dopo un intro inaspettato di piano, col suo trascinante riff e la sua leggiadra melodia alternata a momenti di pura esplosione, al quale segue la lenta “Love Thing” (sempre da “Crystal Planet”) dove vi è il consueto impiego del wah.
Al termine della song c’è il bellissimo solo di basso di Stu Hamm che dopo un arpeggio e una breve esecuzione della Moonlight Sonata scherza ed infiamma il pubblico con la sua indiscussa bravura, uno dei momenti più belli dello show a mio parere (una curiosità: il pubblico gli dedica dei fortissimi “buuuuuuuhhh” e fischi, ma alla fine del concerto capirete che è solo uno scherzo rivolto all’immenso bassista).
Si riprende col granitico e potente “The Mystical Potato Head Groove Thing” (da “Flying In A Blue Dream”) che, a discapito del ridicolo titolo, è una delle composizioni più intricate e tecniche del Satch, dove lo vediamo impegnato in una sorta di “tapping incrociato”, con la destra blocca il manico e con la sinistra esegue degli sweep in tapping. Subito dalle prime note si riconosce l’arpeggio della famosa “Always With Me, Always With You” (da “Surfing With The Alien”), una ballad molto atmosferica e melodiosa.
La song seguente è la groovy “Big Bad Moon”, in cui Joe canta in maniera molto sciolta e arrabbiata. Dopo il consueto finto saluto di fine concerto (ovvero l’immancabile preliminare dei bis) si riparte con “Friends”, non di certo una delle mie preferite, dove il Satch abbandona la sua chitarra “d’alluminio” per una chitarra dai colori e motivi difficili da spiegare, per me di dubbio gusto.
Non poteva mancare l’energico “Surfing With The Alien”, dove si scatena in un susseguirsi di velocissimi tapping e legati per poi terminare definitivamente il concerto con la love song “Rubina” (da “Not Of This Earth”) diretta e quasi priva di tecnicismi se non per il suo ottimo buon gusto delle melodie che ne fa una song di assoluto rispetto, impreziosita anche dal fretless di Stu Hamm.

Nella sua globalità questo prodotto rappresenta un vero ‘must’ per ogni fan del guitar hero visto che si tratta di una delle sue perfomance più brillanti. Al suo fianco ci sono dei musicisti straordinari come il fido bassista Stu Hamm e quel metronomo vivente che è Jeff Campitelli… da rimanere senza parole.
Un live straordinario, come pochi nel suo genere, in cui si possono studiare tutte le tecniche e le sperimentazioni di un artista con alle spalle oltre 10 anni di carriera, forse poco adatto allo spettacolo, vista la sua staticità sul palco, ma che ai fronzoli preferisce mostrare una vero amore per la chitarra e una serietà notevole nell’esecuzione di ogni singolo pezzo. Un’occasione unica per osservare il suo uso diligente del wah wah, dei ‘larsen’ e della leva, un po’ meno, a mio parere, per quel ‘tapping’ incrociato che è forse uno dei pochi momenti in cui si concede al puro e semplice esibizionismo.
Unica pecca: gli extra sono pochini… sei song possono essere viste con diverse angolature a vostra scelta.
Inutile dire che è un acquisto obbligato, anche se possedete migliaia di live bootleg di questo leggendario chitarrista.

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