Joe Satriani. Una delizia per l’udito, ma anche per lo stomaco! Il 30 Maggio ero di ritorno da Londra, reduce da un magnifico show dei Whitesnake, e la British Airways ha pensato bene di far ritardare il mio volo di ben 3 ore! Vi lascio immaginare il nervoso. L’aereoporto di Gatwick risuonava delle mie imprecazioni proprio come la sera prima l’arena di Wembley implodeva per i BEEEIBE BEEEEEEIBEEEE di Mr. DC. Ma tutto alla fine si è risolto per il meglio, e grazie a Roberto, Fulvio e Sandro, ho potuto raggiungere il LIVE CLUB di Trezzo per godermi lo spettacolo di Satch & co. Che oltre ad essere stato artisticamente il top, mi ha fatto anche da Buscopan! :-P
Premetto. Il LIVE CLUB di Trezzo è il locale lombardo che prediligo senz’ombra di esitazione su tutti. Sia per logistica, per servizi, e per cordialità del personale nella sua totalità (baristi, sicurezza, ragazzi e ragazze alla cassa). E la Barley Arts, come già scrissi l’anno scorso in occasione del G3, la migliore organizzazione per concerti a livello mondiale. Con le persone giuste, le attività non possono funzionare che bene. E pertanto, potete immaginare la mia gioia nel vedere questo posto pieno come mai l’avevo visto in vita mia. Pienissimo. Giù in platea, sulla scala al lato sinistro, e nella relativa loggetta comunicante. P-I-E-N-O! Roba da farsi venire un attacco fulminante di agorafobia, pur non avendone mai sofferto! Evidentemente Satch era molto atteso, ma non solo lui! Dal momento che in line-up sfavillante compariva il nome dell’amatissimo Marco Minneman, che non ha bisogno di presentazioni, oltre a Brian Beller al basso e Mike Keneally alla seconda chitarra e alle tastiere (chapeau!).
Apre Oli Brown, talentuoso ragazzo dalla terra d’Albione poco più che ventenne, insieme ai suoi due compari al basso e batteria. Il trio prende possesso del palco per una buona mezzora, e subito danno conferma del perchè siano stati scelti come band d’apertura a Joe Satriani: insieme sciorinano un rock classico, profondamente radicato nel blues, con virtuosismi mai forzati ed estremamente fruibili, unitamente ad una predilezione per la ricerca melodica che li rende ben accomunabili al re del legato.
Una manciata di pezzi, il tempo di rendersi conto di avere davanti un trio co’ li contro che farà sicuramente parlare di sè, ed eccoci già al momento dei saluti.Un quarto d’ora di stage change, un boato pazzesco all’ingresso della band sul palco, ed ecco l’inizio dello show, che ha previsto la seguente setlist:
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- Assolo iniziale di Marco Minneman
- Cool #9
- Devil’s Slide
- Flying in a Blue Dream
- Unstoppable Momentum
- The Weight of the World
- Ice 9
- The Crush of Love
- I’ll Put a Stone on Your Cairn
- A Door into Summer
- Lies and Truths
- Satch Boogie
- Shine On American Dreamer
- Three Sheets to the Wind
- Can’t Go Back
- Cryin’
- Jumpin’ In
- Jumpin’ Out
- A Celebration
- Always with Me, Always with You
- Surfing with the Alien
- Uscita di scena e rientro per …
- Crowd Chant
- Summer Song
- Rubina
Degna di menzione la performance di Minneman, estremamente energico, immenso ed ineccepibile come sempre, sebbene mi sia parso di vederlo un pò più “rigido” e meno sorridente del solito.
E sorprendente Keneally, che, se di primo acchito può sembrare un boscaiolo Canadese d.o.c., ha toccato sia corde che tasti denotando un’esperienza ed una classe quasi comparabili a quelle di Satch. E di quest’ultimo che dire? Ha messo a segno una performance da lasciare senza parole. Musica che entra dentro, dilaga in te, per fuoriuscirne sotto forma di gioia, acclamazione, trasporto totali. Una volta terminato il “turno” al di là delle transenne per fare qualche scatto, ho voluto per qualche pezzo mischiarmi al centro della platea, e sempre ben tendendo l’orecchio alle celestiali melodie provenienti dal palco, correlate da proiezioni di immagini paesaggistiche e diteggiature del big, osservare le diverse reazioni che la gente aveva davanti a queste. A parte l’eterogeneità del pubblico presente, tra i quali ho rilevato giovani di tutte le età ed estrazioni metal, dall’emo fino al biker, mi ha fatto poi piacere notare intere famiglie rockettare, con mamme e padri dai capelli cotonati e figli con giubbotti di jeans piene di pezze, ma anche signori e signore di mezz’età che si potrebbero benissimo incontrare al Carrefour vicino a casa in occasione della consueta spesa giornaliera.
A questo punto susciterò storcimenti di naso e inarcamenti di sopracciglia così forti da far rischiare delle paresi :-P ma se penso a tutti gli show di virtuosi e guitar heroes a cui ho assistito in questi anni, ritengo senza esitazione che gli spettacoli di Joe siano una spanna al di sopra di qualsiasi altro. Perchè? Perchè prima di tutto offrono un “prodotto” fruibile per tutti, ma in diverse chiavi di lettura/ascolto. Perchè il suo stile è puramente emozionale, e il grado di incidenza emotiva sul pubblico è impressionante. E, last but not least, perchè per tutte le due ore e fischia che questo ultra cinquantenne trascorre sul palco, lui “dà”, ma anche “riceve”. I flussi di “entrata” ed “uscita” emozionale sono costanti ed equilibrati, non sono univoci. Esempio pratico? Ho visto Gilbert a Romagnano Sesia. Show mostruoso, ma un pò di “amaro in bocca” da carenza emotiva: Paul & co. grandissimi sul palco, ma l’impressione che ne ho avuto è stata quasi di chiusura. Spero di aver reso l’idea :-D
Oltre a Roberto, Fulvio e Sandro, un ringraziamento particolare va ad Aldo Garrone, che per motivi personali non ha potuto presenziare a questo splendido spettacolo, e che mi ha gentilmente “girato” il suo pass aftershow, durante il quale ho potuto scambiare quattro chiacchiere con il simpaticissimo Marco Minneman. Joe è stato preso d’assalto dal parentado, e a nulla è valsa la nostra attesa, dapprima trepidante, per poi lentamente scivolare in sonnecchiante.
Ragazzi, tra Whitesnake la sera del mio compleanno, e Satch il giorno dopo: direi che non mi sono fatta mancare proprio niente no? Mhhh… bhe, qualcosa sì, è mancato, ma questo è un altro discorso :-D
Alla prossima!