Si ripresenta al pubblico con il suo terzo album solista il talentuoso tastierista dei Dream Theater, Jordan Rudess. Il buon Rudess vuole dimostrare, con questo nuovo lavoro, tutta la sua bravura, creatività e, perchè no, tutte le sue influenze musicali. Infatti oltre a comporre ed eseguire egregiamente delle nuove canzoni il tastierista del “teatro del sogno” spazia un po’ in tutti i generi musicali in cui il metal è solo uno dei numerosissimi aspetti.
Il brano di apertura “Time Crunch”, seguita a ruota da “Screaming Head”, potrebbe far pensare a una canzone rubata al suo altro (ex) progetto Liquid Tension Experiment con un bell’alternarsi di chitarre e tastiere.
Si cambia immediatamente registro con “Insectsamongus” in cui viene messo in maggior rilievo il lato più sperimentale di Rudess: un continuo susseguirsi di fughe tastieristiche e cambi improvvisi di genere sfociando anche nel jazz. Decisamente brutto il lento pianistico “Beyond Tomorrow”, con alla voce Kip Winger. Talmente scontato da farmelo saltare ogni volta che ascolto l’album.
In “Bar Hopping With Mr. Picky” saltano subito all’occhio le sue influenze musicali: Yes su tutti. E’ infatti un brano che si ispira molto ad esempio all’album “Close To The Edge”, pur non arrivando minimamente ad uguagliarne la bellezza.
Risulta piacevole “What Four”, ma ha il suo punto di forza negli interventi pianistici veramente intriganti. Però il meglio secondo me viene raggiunto nella splendita veloce, dinamica e aggressiva “Ra”, con delle belle melodie arabeggianti.
Per “Tear Before The Storm” vale quasi lo stesso discorso fatto per “Beyond Tomorrow”; solo che qui il lento è più malinconico e meglio composto. Sempre scontato, forse anche di più, ma molto più godibile, forse per via dell’emozionante ritornello.
L’album gode di un’ottima produzione, anche se si poteva migliorare il suono della batteria. Inoltre Rudess si è circondato per l’occasione da grandissimi musicisti quali Satriani, Howe, Morse e Moore per i soli di chitarra e il suo amico di sempre Rod Morgenstein alla batteria, dai tempi di Rudess Morgenstein Project.
Questo nuovo lavoro solista non ha nulla di originale ma conferma la grande capacità tecnico esecutiva, ma anche compositiva, di Rudess. E’ quindi un album ben suonato ed eseguito che si fa riascoltare piacevolmente per lungo tempo senza stancare data l’eterogeneità dei generi proposti.