Quando parli di un gruppo del calibro dei Judas Priest ti viene sempre il dubbio di non essere degno di permetterti di aprire bocca riguardo alla produzione artistica di coloro che il metal lo hanno inventato e poi incarnato per quasi quaranta anni.
Non conta se hai alle spalle una decade di fedele servizio tra le fila dei metallari, non conta se hai un archivio che supera ci 1300 dischi, non contano i concerti che hai visto, quando parli dei Judas Priest sei una misera pulce che scruta un gigante dal basso.
Sono contento in primo luogo di poter affermare che in me troverete un conoscitore scrupoloso dell’intera discografia del gruppo inglese, ormai è molto difficile trovare alcuni di quei dischi, ma soprattutto un appassionato sfegatato del metal classico che la coppia Tipton-Downing ha praticamente fondato.
Non starò ad annoiarvi con i soliti recconti nostalgici sul passato del gruppo, sul come sarebbe bello vedere Rob Halford impugnre il microfono al fianco dei suoi vecchi compagni, non lo farò perchè non ho nessun motivo per farlo, infatti come era già avvenuto per il live cd “Metal meltdown” il signor Tim Owens detto “Ripper” non lascia scampo ai paragoni confermando la sua esaltante tecnica, il suo impatto frontale e la calma di chi è consapevole di essere parte di una leggenda sonora, e di esserci riuscito solo per merito proprio.
Proprio il nuovo arrivato tra le fila del sacerdote di Giuda ci introduce in questo spettacolare concerto registrato alla rinomata Brixton Academy nel dicembre dello scorso anno durante il tour di “Demolition”, Ripper si presenta vestito in un elegante soprabito placcato di metallo, con la calma e la giusta convinzione di un grande del metal, intonando uno degli inni che tutti i metallari del mondo conoscono a memoria “Metal Gods”, il pubblico compatto lo accompagna nel refrain memore del capolavoro assoluto “British Steel” che consacrò il gruppo in anni lontani ormai.
Lo sguardo spazia in questo ambiente elegante che è la Brixton Academy, le luci sono spettacolari e le riprese assolutamente perfette per questo tipo di prodotto, la tecnologia del dvd poi permette di avere immagini cristalline e un suono perfetto, con il formato 5.1 potrete immergervi totalmente nell’evento.
Si continua con un altro classico, dal più recente “Painkiller”, arriva “Touch of evil” che vede il gruppo in grande spolvero con un Ian Hill caricato a mille e l’ottima prestazione del veterano Scott Travis posto in posizione rialzata così da colpire più frontalemente l’audience.
E’ tempo di tornare ai giorni nostri con la successiva “Blood stained” tratta da “Jugulator” l’album del ritorno dei Judas dopo gli anni bui dello split, qui Ripper è decisamente a suo agio con una interpretazione frontale e grintosa, il pezzo, forse non lo sapete, ha uno scopo didattico, parla infatti di quei ragazzi che hanno a che fare con armi in casa e che finiscono per uccidere, o uccidersi usandole impropriamente.
Un tuffo nel passato di “Sad wings of destiniy” con la successiva “Victims of changes” un brano che ormai non sentivamo più nelle track-list del gruppo in occasione di concerti, il pubblico risponde esaltato, il bello di questo dvd è proprio la presenza di chicche ormai dimenticate che vengono rivitalizzate dalla ritrovata energia degli inglesi e dalla ugola tagliente di Owens.
Solo con “One on one” ci sovviene l’ultima fatica discografica del gruppo, questo è il tipico pezzo che dal vivo rende meglio col suo mood classicheggiante e quel riff quadrato che ti fa girare la testa, un brano da bikers che emana scintille dalla platea, anche qui i Judas non mentono.
Giusto il tempo per riprendersi dalla precedente mazzata e arriva un altro classico storico dei Judas di “Killing Machine” ossia “Running wild” che con il suo refrain coinvolgente e robusto ha conquistato i favori di centinaia di metallari in ogni angolo del globo, ache qui la tecnica esecutiva dei nostri e il sound cristallino dell’impianto contribuiscono alla riuscita indiscutibile del brano.
Ripper prende la parola chidendo al pubblico di dire il suo nome, infatti eccoci catapultati ai tempi di “Sad wings of destiniy” disco dal quale è stato ripescato “The ripper” un brano che ha sancito la definizione più ancestrale di heavy metal e che i Judas orgogliosamente rispolverano in sede live.
E’ tempo di una altra chicca, questo dvd sembra concepito apposta, sto parlando della insospetta “Diamonds & rust” un vecchio cavallo di battaglia dei nostri risalente al 1977 di “Sin after sin” qui riproposta in versione acustica con un arrangiamento decisamente più convincente che la trasforma in un inno da arena a cui Ripper dona una interpretazione maiuscola, il pubblico non si lascia intimidire e accompagna il front-man lungo tutto il pezzo.
Giustamente è necessario attenersi anche alla discografia recente e così “Feed on me” uno degli episodi più convincenti dell’ultimo “Demolition” arriva con il suo refrain coinvolgente e frontale che provoca un visibile sussulto nella platea ribadendo l’aggressività del gruppo che non sembra conoscere freno.
Si continua con un brano altrettanto cattivo come “Burn in hell” tratto da Jugulator che precede “Hell is home” che invece compare su “Demolition” e lo show si riaccende improvvisamente mostrandoci il nuovo corso post-Halford intrapreso dalla band e che indubbiamente ha comportato un irrobustimento del sound, qui mi sovviene il concerto del Gods of Metal.
Ma eccoci nuovamente alle prese con i vecchi highlight dei nostri, in particolare “Breaking the law” da “British Steel” altro brano che ogni metallaro conserva nel suo cuore tra i migliori inni della muscica che amiamo, e la Brixton Academy esulta, mentre il gruppo ci introduce le note di “Desert plains” da “Point of entry” a mio avviso uno dei platter dei Judas più sottovalutati dalla critica.
Pensate un po’ cosa ci mettono ora? “Turbo lover” una canzone che provocò una frattura nel pubblico all’epoca di “Turbo” uno dei dischi più discussi e criticati dei Judas, comunque ormai mi sembra giusto non dimenticarsi di un lavoro che nel bene e nel male ha segnato il corso del gruppo.
Discorso completamente opposto nel momento in cui il nostro Ripper sale sul palco in sella a una moto enorme con le ruote a forma di sega elettrica e la carena rosso sangue, mentre i due chitarristi introducono il riff di “Painkiller” uno dei classici immancabili dell’heavy metal, il resto è storia.
Ottima la successiva “Elecrtic eye” da “Screaming for vengeance” altro disco clamoroso che forse meritava più rappresentazione in questa sede ma che appena viene tirato in ballo suscita subito una reazione adreanlinica anche per via della ottima prestazione di Owens qui ancora convincente come il suo illustre precedente.
Per ribadire il concetto che “British Steel” è il disco chiave della storia dei Judas Priest ecco in serie “United” e “Living after midnight” che non oso nemmeno commentare perchè tanto non avrebbe senso alcuno.
Si concludono le danze con la stratosferica “Hell bent for leather” tratta da “Killing Machine” che onorevolmente sigilla questo ottimo dvd live e mi spinge a consigliarvi assolutamente l’aquisto.
Considerate che il dvd comprende pure materiale aggiuntivo come interviste e sound check che rendono ancora più completa la visione del concerto, senza dimeticare il formato 5.1 del suono.
Insieme a “Rock in Rio” degli Iron Maiden questo “Live in London” rappresenta uno dei migliori dvd dell’anno in campo metal.