Il precedente “Keyholder” (già recensito su queste pagine) mi aveva piacevolmente sorpreso, un disco valido e orecchiabile molto easy-listening. I Kaipa del nuovo “Mindrevolutions” non si discostano quasi minimamente dal discorso avvenuto precedentemente con “Keyholder”, le novità sono poche e purtroppo non servono a porre questo disco un gradino più in su rispetto al precedente.
Di nuovo c’è un cantato femminile che ben si adatta alla proposta musicale, ovvero una miscela di prog anni 70′ con continui richiami alla band madre di Stolt (The Flower Kings) nonchè incursioni nel jazz e nella fusion, e un approccio musicale più ostico e quindi meno diretto. Cosa significa tutto ciò? Semplicemente che spesso la noia prende il sopravvento e giungere alla fine dell’intero album (tra l’altro di considerevole durata) è davvero un’impresa difficile. Un vero peccato perchè con il precedente disco c’erano le premesse per creare qualcosa di davvero notevole ed invece i Kaipa hanno preferito non sbilanciarsi e confezionare un lavoro molto simile al precedente.
Brani come l’iniziale “The Dodger”, delicata negli arrangiamenti, o la seguente “Electric Leaves” in cui fa capolino la cantante Aleena o la stessa lunghissima ed estenuante title-track in cui i nostri giocano dilettandosi con stili musicali diversi,cambi d’atmosfera e squisitezze tecnico-strumentali (i Kaipa hanno esperienza da vendere e si sente in ogni solco di questo disco) sicuramente faranno gola al progster più incallito. Molto bella invece la atipica “Flowing Free” giocata tutta sulla voce aspra di Aleena e sulle tastiere sognanti di Lundin e la seguente “Last Free Indian”, arricchita da arpeggi molto delicati e da soliste sempre di ottimo gusto.
Nient’altro da dire se non che “Mindrevolutions” è un discreto disco per gli amanti del prog e dei Kaipa stessi.