I soliti riff, le solite melodie, sempre le stesse cose. Alcuni esordiscono così quando sentono un album di power o di power sinfonico. Non nego che questo possa essere vero, non mi interessa, non è questo il punto. Un album deve cogliere nel segno. A quale pubblico viene proposto un album di power sinfonico? A un amante del black? No di certo, anche se ciò non significa che non possa piacergli. Chi non ascolta power e dintorni probabilmente non leggerà questa recensione, tanto meglio, verrà letta solo da appassionati del genere che sapranno apprezzare questo album.
Ed è a costoro che consiglio caldamente questo nuovo lavoro: il terzo capitolo… dei capitolini Kaledon.
Il gruppo, forte di una collaborazione con nientemeno che Mr. Jorg Michael (ottimo lavoro, come sempre), presenta al nutrito pubblico power un album assolutamente di valore, con tutti i clichè del genere: doppia cassa sempre presente, “riffing” serrato, maestosi cori, onnipresenti orchestrazioni e melodie raffinate.
Tutto è sorretto da una produzione all’altezza, che riesce a non mettere nessun strumento in disparte, mantenendo un’ottima resa sonora.
Buoni i riff e i soli presenti dei chitarristi Alex Mele e Tommy Nemesio, così come sono efficaci le tastiere del bravo Daniele Fuligni. Per tutto l’album sono riscontrabili citazioni dei propri gruppi preferiti tra i quali i più evidenti sono Stratovarius su stutti, per quanto riguarda l’alternarsi delle chitarre e delle tastiere neoclassiche ed Helloween per quanto riguarda il lato più “happy” della loro musica. Ma le influenze non si fermano solo qui; se si fa attenzione si riescono a trovare brevi istanti di Queeniana memoria
Brani perfetti per un singolo sono l’iniziale veloce “Inexorable Light” e l’aggressiva “The Hidden Ways”, con degli efficaci ritornelli e vocalizzi di Claudio Conti che tanto mi ricorda l’Hovinga (per gli acuti) del periodo Elegy.
Degne di nota la misteriosa la strumentale “The Angel”, la maestosa “Mighty Son Of The Great Lord”, la ritmica e possente cavalcata di “Voltures in the air” e la violenza thrasheggiante di “Lord of the sand”, che però ricorda i Maiden nella sua parte centrale per via del predominante basso.
Punto di forza dal punto di vista solistico la stratovarieggiante “Black telephaty”.
Chi vive di power metal non può non far suo questo terzo lavoro dei Kaledon. Un gruppo che fa del power neoclassicheggiante la sua ragione di vita, e lo fa nel modo migliore portando alta e con fierezza la bandiera italiana.