Funeral
Sette loschi figuri si accingono a celebrare un rito funebre alquanto macabro: dovranno ancorare il corpo di Abigail LaFey alla sua bara con sette chiodi d’argento, uno per ogni mano, braccio e ginocchio. Il settimo nella bocca, affinchè non possa risorgere e provocare nuovamente del male. O’Brian, cavaliere nero, sarà il primo ad agire. Ma chi è Abigail? Perchè quel rito? Cos’è successo?
Arrival
E’ l’estate del 1845. E’ l’imbrunire di un giorno piovoso. Johnatan LaFey e la giovane moglie Miriam Natias viaggiano in carrozza e stanno cercando la casa dove vivere il loro amore, la casa ereditata dallo sposo. Intravedono una possente costruzione e si muovono in quella direzione ma vengono bloccati da sette cavalieri dall’aspetto soprannaturale, magico. “Sappiamo che siete qui per l’eredità ma sarebbe meglio che andaste via questa stessa sera, prima che il 18 diventi 9”. Derisi e cacciati via dal nuovo proprietario i sette scompaiono con la più classica delle promesse: “un giorno avrete bisogno del nostro aiuto”
A Mansion In Darkness
Intanto s’è fatta sera e continua a piovere. Non c’è una luce che possa indirizzarli opportunamente. Dal cancello si riesce a scorgere a malapena un’ombra gigantesca e minacciosa. Come può essere questa la casa che cercano? Come si può vivere in questo posto? Lentamente l’avvertimento ricevuto comincia a fare breccia: c’è in effetti qualcosa di strano e di sinistro… Avanzando con i candelabri accesi i due sposi riescono a far rivivere la vecchia dimora. “Rivivere”, non è una parola casuale….la casa è viva, respira, e le ombre sfuggenti che si percepivano dal cancello ora popolano i muri…
The Family Ghost
Stremati, e ignari di ciò che incombe, i due sposi si addormentano. Il sonno del ragazzo viene però subito interrotto: il letto, nonostante il fuoco acceso, è ghiacciato e dal buio appare l’ombra di un uomo. E’ il conte de LaFey, un antenato di Johnatan, ed invita il giovane a seguirlo nella cripta, lì dove giace Abigail, perchè “è tempo che lui sappia”. Guidato dal fantasma il discendente scopre così il tragico passato: indicando un sarcofago l’ombra gli confessa che “Abigail è quì da anni e anni, dalla nascita…ma ora il suo spirito è dentro tua moglie e c’è solo un modo per fermare il suo ritorno: devi ucciderla!” Ma, di nuovo, chi è questa Abigail?
The 7th Day Of July 1777
Un opportuno flashback permette finalmente di rispondere a questa domanda. Il fantasma del conte racconta, ancora incredulo e rabbioso, della scoperta della relazione extraconiugale della moglie e di come si sia vendicato facendole rompere il collo gettandola giù per le scale della cripta. La bambina, nata morta come conseguenza del gesto, fu chiamata Abigail e mummificata.
Omens
Johnatan ha ormai perso la sicurezza con la quale aveva scacciato i sette cavalieri e procedendo verso casa dei sinistri segnali lo convincono ulteriormente della veridicità di quello che sta vivendo: i rintocchi della campana della chiesa deserta, i fiori che improvvisamente appassiscono, l’aria malsana all’interno della dimora, la tavola apparecchiata per tre, una culla vuota che inspiegabilmente dondola…
The Possession
L’indomani, quando i raggi del sole disperdono le ultime nebbie, la tragedia si mostra nella sua ineluttabilità: Miriam è incinta e la sua gestazione procede rapidissima, probabilmente non passerà un’altra notte prima che il figlio che porta in grembo veda la luce. Johnatan ha capito: era questo il messaggio iniziale, quel “…prima che il 18 diventi 9…”, ma ormai è troppo tardi, l’amata sposa è posseduta dallo spirito di Abigail e partorirà.
Abigail
Johnatan è terrorizzato e non sa cosa fare. In un estremo e disperato tentativo cerca di comunicare con la moglie ma riceve solo lo scherno di Abigail, che ormai ha preso pieno possesso del corpo della ragazza. La minaccia di un prete che sappia cosa fare apre però un varco e Miriam riesce a parlare: “il nostro tempo è finito. Ricorda: le scale…è l’unico modo”. Johnatan ha deciso e, con l’intento di ripetere il gesto del suo antenato, convince Abigail/Miriam a seguirlo nella cripta, perchè “possa nascere lì dove è morta in passato”.
Black Horsemen
Siamo all’epilogo. Giunti in cima alle scale Johnatan si distrae per un attimo e gli è fatale: Abigail, che aveva intuito i suoi piani, lo getta giù, facendolo atterrare in fondo alle stesse. Niente e nessuno può ormai evitare che il destino si compia: il parto ha luogo con indicibili sofferenze, Miriam muore, una bimba dagli occhi gialli sono le ultime cose che vede. Colpo di scena finale: i sette cavalieri neri irrompono nella casa, trovano la bambina e la portano nella cappella nel cuore della foresta per compiere il rito che avevamo scoperto all’inizio.
Frutto di una mente “malata” e contorta ma sicuramente geniale e creativa come poche altre, “Abigail” è, come avete visto, un concept disc, ma soprattutto è un disco intenso, senza cali, immenso, ineguagliabile.
La storia non è originalissima, è fin troppo ovvio, ma la sua realizzazione, la sua trasposizione in musica è a dir poco strepitosa. Non è una storia moderna, urbana, senza un attimo di tregua, violenta, splatter, ma piuttosto una storia vecchio stile, “classica”, che trasuda Poe e Lovecraft da ogni poro, fatta di ombre che si muovono furtive, di un passato e di entità che incombono minacciosi e ai quali non si può sfuggire, di polvere e cripte, di possessioni e di riti magici, di fantasmi e sarcofagi; è una storia che procede lentamente, ma che coinvolge come poche, merito di un songwriting geniale, di un’interpretazione perfetta e di una realizzazione sopraffina.
L’orrore c’è ma non si vede, e fino al momento in cui si manifesta nella sua completezza lo si coglie solo dalle mille sfumature che il genio del suo creatore ha sparpagliato generosamente quì e là, nel galoppo affannoso dei cavalli della carrozza (l’inizio di “Arrival”), negli accorgimenti usati per la pronuncia di opportune parole (“secret” sussurrata, “ghost” con le voci sovrapposte per rendere l’effetto…”fantasma”), nell’alternarsi degli stili per meglio descrivere l’umore dei personaggi e le situazioni, nelle anticipazioni alla storia fornite all’ascoltatore/lettore in maniera solo apparentemente casuale (la risata spiritata in “The Family Ghost” quando lo spettro allude alla scala prima ancora che si sappia cosa sia accaduto), nell’avvertimento “…18 will become 9…”, nella descrizione inquietante della casa… E che dire delle soluzioni davvero originali adottate in fase compositiva che si fondono in maniera spettacolare con la trama ed i testi? Break inaspettati, cambi di tempo, strutture completamente imprevedibili, soli piazzati ovunque possano servire a descrivere la disperazione, la paura, il mistero.
No, “Abigail” non è solo uno strepitoso concept, nè solo un classico della nostra musica, nè semplicemente il miglior disco solista di King Diamond….è di più…