Tornano i texani King’s X a quasi quattro anni di distanza dalla precedente release in studio e dopo la pubblicazione del doppio “Live All Over The Place” e della raccolta di rarities ri-registrate “Black Like Sunday”. “Ogre Tones”, questo il titolo del nuovo lavoro, si prospetta come un album di rock contaminato e personale, sicuramente il più soft delle ultime produzioni in studio di Doug Pinnick & co., nonché il più ricercato e lezioso sotto l’aspetto melodico. Dal pop degli anni sessanta al rock industriale dei giorni nostri, i King’s X non si fanno mancare davvero nulla in fatto di influenze musicali, pur rimanendo sempre molto bravi nel trovare la giusta dimensione al tutto come nell’eccentrica “Bebop”, brano davvero incredibile e divertente, o come in “Stay”, episodio dall’andamento incerto ed avvolgente.
Ogni singolo passaggio viene costruito e giocato sull’ormai incontrovertibile classe compositiva dei nostri: il songwriting che caratterizza questo “Ogre Tones” garantisce all’intera opera musicale una freschezza ed una genuinità di fondo davvero imbarazzante, praticamente il giusto ingrediente per un lavoro come questo, sempre pronto a stupire con soluzioni ad effetto e/o totalmente spiazzanti (si vedano le varie “Fly”, “Mudd” e “Freedom”) o con brevi momenti acustici di rara bellezza (“Honesty”, “Get Away”). Il tutto viene immortalato con maestria e sagacia dalle sapienti mani del maestro Michael Wagener (produttore in passato dei lavori di W.A.S.P, White Lion, Accept, Alice Cooper ed Extreme tra gli altri), bravo come pochi nel fotografare in maniera così nitida la verve creativa di questi tre musicisti in stato di grazia, i veri esecutori materiali di cotanta ambrosia musicale. Il risultato, si diceva in precedenza, è un album diretto e melodico (non per questo scontato od approssimativo), che si lascia conquistare con il crescere degli ascolti e che rimane particolarmente gradevole proprio in virtù della varietà di fondo che lo contraddistingue.
Pochi e di non particolare influenza i passaggi a vuoto di questo lavoro, relegati alla sola e sconclusionata “Open My Eyes” ed a qualche altra lieve caduta di tono nascosta qua e la tra i solchi digitali di questo “Ogre Tones”. Non un capolavoro, quindi, ma il solito disco di spessore che i King’s X sono abituati a propinarci da parecchi anni a questa parte con regolare e sconcertante puntualità.